Non ho mai pensato di far bruciare le tappe ai miei figli, mettendoli in piedi prima dell’ora, spingendoli giù da uno scivolo quando magari ne avevano paura, iscrivendoli a corsi e sport vari perchè mi dimostrassero di essere all’altezza delle mie aspettative. Tommaso è arrivato in prima elementare senza saper leggere ed essendo capace di scrivere solo il suo nome e cognome, con tanto di qualche letterina contraria.
Appena nata Emma uno dei pensieri che ho avuto è stato proprio quello che non sarebbe stata al passo con la velocità della vita, sarebbe rimasta indietro, dietro a chi viaggia veloce, chi vuole essere efficente, superorganizzato…
Io compresa?
Ma con il tempo lei ci ha insegnato a rallentare.

Questa frase la sento spesso pronunciare dai genitori di bambini con la sindrome di Down, e mi piace molto, soprattutto ora che so cosa vuol dire veramente… non perchè lei sia catastroficamente lenta, ma perchè noi abbiamo apprezzato la capacità di rallentare, di non pretendere che qualcuno rispondesse in 2 secondi netti ad una nostra domanda, o che si eseguisse un comando motorio con altrettanta velocità …
Quando qualcuno chiede “come ti chiami?” genitori, nonni, zii tendono a rispondere al posto del bambino, che invece ha i suoi tempi, e questo genera in lui un pensiero che pare dire:

“tutti sono più veloci di me, non mi aspettano, io non ce la faccio a migliorare, non posso, oppure non voglio, tanto loro rispondono comunque per me”

Quante volte blocco i miei familiari (Tommaso compreso) che vogliono rispondere o eseguire un comando al posto di Emma! E non certo perchè non credono nelle sue capacità, ma perchè è ormai abitudine:
pretendiamo subito una risposta, e una piccola inusuale attesa ci pare un eternità.

Vi faccio un esempio…

“Emma

(attendendo che mi guardi negli occhi)

ti ricordi quando siamo stati da Sabrina, a fare musica?

7 sec

e c’era il tamburo

5 sec

che fa pum pum

3 sec

(sorriso e gesto delle mani che imitano il suonare il tamburo)

Giusto! e lei ti ha dato un pesciolino da portare a casa?

5 sec

(viso che si illumina, discorsoni in Emmese e balletto per sottolineare la sua passione per la musica!)

Ecco. Mi ha risposto. Magari nulla di verbalmente corretto.
Ma in tutto questo discorso sono passati … 45 secondi?
Se li si conta di fila sembrano infiniti…
1 2 3 4 5 6 7 8
lunghissimi…
Ma in questo modo non l’ho forzata, e lei si è sentita ascoltata, accettata nei suoi tempi, orgogliosa di aver risposto ad un mio messaggio e di avermelo fatto capire.

E quando entri nel meccanismo, impari ad apprezzare quelle apparenti lunghe pause.
Ti soffermi ad osservare come lei guarda lontano, mentre cerca di ripescare nella sua mente l’immagine che le ho richiamato, come aggrotta le sopracciglia, come il suo viso si allarga in una totale espressione di gioia mentre afferra quell’immagine, e te la riporta con gli occhi, sorridendo.

Un’altra bellissima sfumatura della dimensione in cui Emma ci ha fatto entrare…