Oggi soffro. Soffro questa mancanza di relazione di cui ho bisogno. Un bisogno vitale.
Soffro la mancanza di visi espressivi, non mi bastano più solo gli occhi. Soffro la mancanza del contatto di mani che si cercano e che parlano unitamente o in assenza di parole. Soffro la mancanza di un gruppo che piano piano si apre e si mette a nudo, senza sentirsi giudicato. Soffro la mancanza di amici lontani che vicini diventano una certezza, come sempre accade.
Soffro perchè è passato orami un anno dall’ultimo laboratorio esperienziale con i genitori che ho organizzato. Soffro perchè in questo 2020 la settimana estiva per famiglie di bimbi con la sdDown non c’è stata, e se pur mi costa fatica, organizzandola da sola, ciò che ricevo in cambio è enorme. E’ una carica di emozione, di intenti, di buoni propositi, di autostima, di riconoscimento, di sottili trame che si tessono da sole e arrivano lontano. E’ voglia di creare un mosaico di tasselli differenti, per forma colore e specificità, e ognuno sa dove collocarsi. Tutto questo dura per mesi.
Tutto ciò quest’anno non c’è stato.
Non sono più andata nelle città che volevano un pezzettino di Guarda con il cuore in tour, a mostrare punti di vista differenti sull’essere genitore. Non posso giocare con i genitori degli asili dove lavoro. Non posso collaborare con le mie colleghe di anima che a loro volta prediligono una approccio esperienziale più che teorico sul dare significato all’agire del bambino.
Non posso.
Io che sono una gran sostenitrice del verbo “potere”! Ma è quel non a disturbarmi.
Posso solo spostare la mia attenzione altrove, e attendere.
Attendere che ciò che quel cromosoma in più in famiglia ha fatto brillare riprenda a splendere. Forse ancora più luminoso di prima.