Da qualche parte ho sentito che a volte si passa un’intera vita a cercare di essere qualcun altro, scordandoci di ciò che semplicemente siamo.

La continua ricerca di sanare ferite che hanno radici lontane. La costante ricerca delle proprie risorse personali, per mostrare, anzi, dimostrare a color che ci hanno etichettato in passato come inadeguati, che valiamo.

Ma quale è il prezzo da pagare per dimostrare il proprio valore? Per assaporare quel senso di completezza che solo l’occhio dell’altro pare donarci?

Quest’anno e mezzo di pandemia mi ha profondamente cambiato. Ho cercato di imparare da quel senso di impotenza ed incertezza. Ho frenato la mente, ho fatto mio il verbo STARE  e ho ascoltato. Non ciò che veniva da fuori, ma da dentro.

Ho frenato la smania di essere ovunque: sui social, personali e dell’associazione. Per dare contenuti interessanti, per essere seguita come persona di valore. Ho preso una pausa dal blog, da youtube, perchè non era più un piacere, ma un obbligo. Ho solo alimentato il mio profilo professionale su Instagram (danitomasella) perchè ho finalmente capito il mio valore come professionista che da significato all’agire del bambino e ai mille pensieri che esso fa scaturire nella mente di un genitore.

Ho imparato a far scorrere gli sguardi discordanti sul mio modo di pormi. Sull’esigenza di piacere per forza, perchè altrimenti non mi sentivo completa. Ho capito di aver raggiunto questo per me importante traguardo durante la settimana estiva per famiglie di bambini con la sindrome di Down appena trascorsa.

Se non faccio vibrare le tue corde, non sento più quel senso di inadeguatezza.  Non mi arrovello su cosa potrei fare per piacerti davvero, per farti fare quel passo evolutivo di cui avresti bisogno. Quanta superbia!

Semplicemente, passo oltre.

Questo mi da una gran pace interiore. Non esaurisce la mia energia, che forse prima si disperdeva.

Mi accetto per quella che sono, con le mie risorse e i miei limiti, e questo lo reputo il più prezioso dono d’amore per me.