Ti guardo mentre dormi, bambino mio, perso in chissà quale sogno… sei andato a letto presto, emozionato per il giorno a venire… in quanti ti hanno chiesto oggi

“sei pronto per domani?
“ahhh oggi è l’ultimo giorno di libertà!
“sei contento di andare a scuola?”

E tu con il tuo sorriso furbetto hai risposto

“no, la scuola è una pizza e io non ci voglio andare”

E solo quando siamo rimasti solo io e te, a farci le coccole della buonanotte, mi hai detto con sincerità:

“mamma, io non voglio andare a scuola… ho paura… io … io voglio restare piccolo!”

Oh mio Dada…

“Ti capisco Tommaso, immagino tu abbia paura, anch’io ho paura delle cose nuove, sai? Proprio perchè ancora non le conosco. Magari hai paura di dover solo studiare, di non poter più giocare come in asilo, di aver un maestro severo, dei compagni con i quali non vai d’accordo, di non riuscire a stare attento, di non finire i compiti…”

“non lo so, mamma”

Infatti bambino mio, non lo sai, perchè mi sa che ho elencato più le mie di paure, e non so se sono nemmeno rivolte a te…

“infatti, non lo sappiamo…”

“… e domani tu e papà mi accompagnerete?”

“certo Tommaso! Entreremo in classe con te”

” e tu piangerai?”

“ehhhhhhhm… certo! ma lacrime di emozione… e lo sai che quelle lacrime a me piacciono tanto!

“lo so… mamma… ti voglio bene… più del mondo e dell’universo, e delle astronavi che volano altissime”

“anch’io Tommaso, tanto …”

E quando ti abbiamo accompagnato a scuola, (e io sono tornata indietro di corsa per prendere un cambio ad Emma) e poi ti ho visto lì, insieme a tutti gli altri bambini e genitori, mi si è stretto il cuore…
oddio ci siamo!
Sono entrata nella scuola con il cuore che galoppava, le lacrime pronte ad uscire, ma tu sorridevi felice, accanto al tuo amico d’asilo Simone, quasi i tuoi dubbi della sera prima fossero stati spazzati via dall’euforia del momento, e mi hai rasserenato.

Hai sistemato il tuo zaino e osservato i tuoi compagni di classe con quella tua espressione fiera, che magari celava un certo imbarazzo, ma lo nascondeva bene. Accanto ti si è seduta una bambina americana, e io ho subito attaccato bottone con la sua mamma, felice per quanto sarà preziosa la sua presenza. C’è anche un bambino particolare, che si è tappato le orecchie, a disagio per il rumore della classe, e il maestro gli si è avvicinato per tranquillizarlo, dicendogli che fra poco non ci sarebbe stata più tutta quella confusione. Ho subito pensato alla mia Emmina, a come reagirà e reagirò io al suo primo giorno di scuola, a come verrà integrata…

Ma per quello c’è tempo, e non mi piace fasciarmi la testa prima dell’ora…

Un passo alla volta, uno davanti all’altro

E oggi è il tuo giorno, bambino mio. Buon inizio di percorso Tommaso, io ti starò accanto, guidandoti per mano fino a quando ne avrai bisogno, e lasciandoti andare al momento giusto, per poterti far esprimere ciò che sei, per essere ciò che vorrai diventare.

Ti voglio bene amore mio…