Lo scorso fine settimana ho iniziato il 3° anno di corso in Pratica Psicomotoria Aucouturier.
Il percoso prevede anni distinti da un filo conduttore: 1° anno, grande gruppo con valenza educativa; 2° anno, piccolo gruppo con valenza di prevenzione, rivolto a bambini con difficoltà, ad esempio molto pulsionali o inibiti; 3° anno aiuto individuale a bambini con difficoltà ed handicap.
Ogni anno è un percorso unico, con numerosi fine settimana di formazione personale perchè non è vero che è un percorso “che con un po’ di impegno chiunque può fare“, e un percorso che ti porta ad una costante autoanalisi, ti fa affiorare angosce di cui non conosci nemmeno l’esistenza, ma sono lì, registrate nel corpo, e spesso ciò che risale fa soffrire.
Mi chiedo come affronterò questo 3° anno, io mamma di una bambina con disabilità.
Di sicuro lo affronterò con una consapevolezza diversa, ripensando ai bambini che ho potuto conoscere a Bibione.

gioco psicomotorio

gioco psicomotorio

gioco psicomotorio

gioco psicomotorio

Bambini che giocano, parlando di se.

Il piacere di agire liberamente, di essere rispettato nelle proprie azioni compiute, nel trasformare il proprio corpo e il mondo circostante, da al bambino il sentimento di essere se stesso, unito alla possibilità di separarsi dalla figura di dipendenza. Un bambino libero di agire dialoga con se, e la ripetizione della sua azione gli assicura la capacità di apprendere da se stesso. (B. A.)

Eppure siamo di continuo pronti a riempire i tempi dei nostri figli: terapie, sport, angoli della casa pieni di giochi strutturati, che poco permettono la libera sperimentazione, tablet e smartphone.
Ma è proprio un oggetto che può assumere tanti significati che libera la fantasia del bambino: un tubo che diventa spada, cannocchiale, tromba, un lenzuolo che diventa vestito, fantasma, casa. E mentre il bambino studia, in modo non cosciente i parametri dell’oggetto, li paragona, li associa, agisce.
Oggi ascoltavo entusiasta un’amica che mi raccontava dell’ingresso a scuola del figlio. Il maestro, durante la riunione di presentazione ha comunicato che non proporrà aste e cerchi, anzi, non farà proprio prendere in mano la penna fino a Natale, preferendo proporre giochi motori per integrare concetti, consapevole che i nostri bambini vivono in un’epoca di perdita della manualità e della motricità fine.
Chi crede nel bambino esiste ancora. Chi è consapevole che non esistono categorie, o tappe di sviluppo equiparate, o necessità costante di insegnanti di sostegno. Solo il bambino nella sua unicità, con i propri tempi.
Ripenso alle parole  di Bernard Aucouturier, domenica scorsa, mentre mi faccio autografare il suo ultimo libro “il bambino terribile e la scuola“.
Lo ringrazio per quella sua pedagogia/pensiero che ti entra dentro, trasformandoti nel corpo e nell’emozione, facendoti cucire addosso un vestito che rimanda a mia figlia un’immagine di bambina capace e creduta.
E lui, con un’enfasi che ti contagia e si espande dentro:
Credi in lei, vivi con lei un’emozione condivisa, concedile quella frustrazione necessaria per farla diventare autonoma. Questo la porterà lontano su gambe solide.”

Pienamente d’accordo!

la mia bambina con sindrome di down