Il locale 21 grammi  di Brescia fa parte di una delle 5 realtà in Italia, nelle quali le persone con sindrome di Down hanno formazione lavorativa.
Nel circuito di Facebook se ne parla già da un po’, essendo il locale aperto da qualche mese, ma il programma de Le Iene ne ha parlato due giorni fa.
L’intervista è preparata in “stile iene”, con un ragazzo che si finge apprendista per poi svelare la sua “vera veste” e coinvolgere i ragazzi in uno scambio di compiti.
Lo potete vedere cliccando il link qui sotto (ogni volta che si condivide un video delle Iene è impossibile avere uno straccio di anteprima, ahimè).

Le Iene – Puntata sul 21 grammi di Brescia

Il video mostra bene le competenze applicate dei ragazzi, di come sia possibile per loro essere precisi sul lavoro, metodici, gentili, e di come non diano per scontati certi accorgimenti fondamentali che spesso vengono dimenticati, come sorridere mentre si lavora.
Lo ritengo un valido video da visionare per poter credere in una realtà lavorativa futura per i nostri bambini con trisomia 21.
Avendo visto per la prima volta il video su Facebook, non ho potuto fare a meno di leggere i commenti sottostanti, espressi da una moltitudine di persone, schierate pro o contro una realtà lavorativa simile.
E ho visto come la discriminazione possa essere fatta anche da genitori di ragazzi con disabilità.
Lottiamo affinchè i tanti stereotipi cuciti addosso alle persone con sindrome di Down vengano annullati, (ne parlo con cura in questo post, Cosa non è una persona con sdD) proprio perchè credo, e so di non essere l’unica a sostenerlo, che ogni individuo nato con trisomia 21 sia unico ed irripetibile.
E allora perchè creare uno stereotipo comune anche sui ragazzi normodotati d’oggi?
Partendo dal paragone “mondo normo-mondo disabile” ho letto decine di commenti nei quali si parlava di come adolescenti o giovani uomini/donne d’oggi sprechino la vita davanti alla playstation, o consumando droga, bighellonando, non concludendo nulla nella vita, nemmeno perseguendo un sogno.

Questo non  è discriminare?

Come si può dire che i giovani d’oggi sono tutti perditempo?
Che a loro non interessa lavorare?
Il lavoro qui in Italia non è cosa facile da trovare, lo so bene io, lo sanno i tanti neo-universitari e lo sa ancora meglio mio marito che ha tanto faticato, con uno spirito d’adattamento che lo contraddistingue, a trovare finalmente un lavoro part-time.

Ripenso al mio appello lanciato per trovare volontari che seguissero i bambini alla settimana estiva del dottor Lagati: mi hanno contattato in tanti, chiedendo informazioni e candidandosi come volontari per vivere un’esperienza formativa che li avrebbe trasformati. Molti di questi ragazzi erano disoccupati.

Ascolto il giovane imprenditore intervistato a fine video delle Iene… non mi sembra così vecchio, eppure ha creduto in una realtà simile, descrivendola con toni d’ammirazione per chi l’ha iniziata prima di lui, e invogliando la gente a copiare il progetto.

Penso a certi ragazzi di cui si sente parlare in tv, che cercano un limite che mai gli è stato dato tramite ascolto e sicurezza, penso ai ragazzi di Geordie Shore, ai loro valori inesistenti, penso alla notizia letta ieri di come 7 ragazzine siano rimaste incinta dopo la gita dei 13 anni.
Penso.
Quanti siamo al mondo?
In questo preciso istante siamo 7,420,588,444, e gli ultimi numeri della cifra aumentano quasi fossero i numeri dei secondi su un orologio digitale.

In tutto il mondo, come esiste il ragazzo poco sensibile che tra i commenti al video dice “meglio disoccupato che handicappato“, e giù tutti ad insultarlo, dimenticando quanto spesso si dice “la salute è la cosa più importante” (e spesso all’handicap sono correlati problemi di salute fisica), esisterà pure qualche ragazzo con sindrome di Down che risulta antipatico, che non sorride, che è scortese, che puo essere definito un vero str..!
Personalmente non ne conosco, non ancora almeno, ma io sono contro ogni tipo di stereotipo, e sono contro il falso buonismo.
Perciò, buon percorso a questi ragazzi che stanno vivendo una nuova realtà lavorativa.
Buon percorso a chi sta attendendo la propria strada.
E buon percorso anche a coloro che non hanno ancora uno scopo preciso.

La differenza, nella vita di ognuno di questi ragazzi, l’ha fatta proprio chi ha creduto o meno in loro.