Tante persone mi chiedono come Emma sta andando a scuola.

Domanda lecita per qualsiasi bambino che dalla scuola dell’infanzia passa alla scuola primaria. Domanda ancora più sensata nei confronti di una bambina dai bisogni speciali.
La scuola che frequenta Emma ha esclusivamente il tempo pieno, ciò significa dalle 8.00 alle 16.00. Otto ore fuori casa, otto ora da gestire tra classe, mensa, ricreazione corta e lunga.
Spesso mi sono chiesta come avrei gestito la levataccia alle 7.00 (lo so, non è così presto, ma a me pesa tanto alzarmi presto) per far sì che si svegliasse con calma, preparasse in autonomia e facesse colazione, cosa che lei non fa immediatamente appena alzata (a meno che non le proponga patatine in sacchetto!)
Come l’avrei ritirata da scuola, dopo così tante ore strutturate, e non più di gioco come in asilo. Come gli insegnanti avrebbero gestito le sue fughe, o il suo rassicurarsi sotto il banco, visto che l’insegnante di sostegno che la segue al mattino è stata nominata solo per metà delle ore che le spettano.
Come avrei gestito i compiti del fine settimana, fatti da una manina ancora immatura nella gestione del tratto grafico e da una bambina che si stanca a stare seduta.
Spesso mi sono chiesta se il cambiare sport, da danza a ginnastica artistica, con un’ora e mezza di allenamento filato, non l’avrebbe troppo stancata. Idem per l’inizio di un percorso di psicomotricità a piccolo gruppo ogni sabato mattina.
E la nuova classe? Come l’avrebbe accolta?
Ebbene… tutte le risposte, ma proprio tutte, si riassumono in un unico termine:
FIDUCIA!
Ok, mettiamoci anche l’attesa, la mia attesa, perchè queste sono le mie paure, non quelle di Emma!

Levataccia: arriviamo 2 minuti prima dell’entrata in classe, al posto di 10 minuti prima, ma arriviamo con il sorriso, e questa è la cosa più importante. Stamattina poi, mentre si infilava il grembiule mi ha detto “mamma, mi piace andare a scuola!

Ritiro ore 16.00: stiamo ancora lavorando sulla dinamica “maestro, vedo la mammma e allora esco dal cancello“, ma due volte su tre mi pare un buon traguardo. La misura delle occhiaie è sotto controllo, e soprattutto c’è ancora il sorriso, che si ingrandisce ancora di più se al cancello insieme a me c’è pure la sua adorata amica Ambra, venuta a prendere la sorellona. Se poi la stanchezza è tanta, il buonumore ritorna grazie alla merenda (ehm, sana..!) fatta con un pacchetto di Cipster! Taaaac!

Le fughe in bagno, in classe di Tommaso, si stanno diradando; quantomeno gli insegnanti stanno lavorando sul suo verbalizzare il bisogno di uscire (cosa che parallelamente sto facendo anch’io, quando non mi dice che si allonana).

L’insegnante di sostegno mi piace, mi rimanda belle sensazioni di cura e accoglienza, e anche se presente per metà delle ore, al pomeriggio c’è Serena, la sua educatrice già dai tempi dell’asilo, che ha grandi strategie di aggiramento per invogliare Emma a stare al passo con la classe.

I compiti… (beh, lo dico piano), per ora li fa volentieri, si prepara tutto il necessario, mi mostra cosa ha fatto, quali disegni e quali letture, e devo dire che il suo allenarsi nei tracciati sta portando a un buon miglioramento.

Prova di ginnastica… andata! In verità di prove ne ha fatte più di una. In una scuola di ballo, dove la direttrice senza battere ciglio le ha fatto fare la prova con le bambine di 8 anni, e lei, dopo 30 minuti di pliè e demi pliè è andata in spogliatoio dicendo “troppo difficile!

L’altra prova l’ha fatta insieme alla sua amica Ambra, in una palestra di ginnastica artistica… o ritmica? Boh, ancora non so la differenza. A quella prova erano presenti solo bimbe di 4 anni, ed Emma era davvero competente per le richieste fatte… ma totalmente anarchica! Troppe bambine, troppa confuzione, troppa distrazione per le ragazzine più grandi che facevano agonismo. Mi sembrava di vedere un cagnolino che rincorreva la palla a destra e manca dicendo “gioco gioco gioco!”. Le pazientissime insegnanti mi hanno consigliato di portarla alla lezione delle bambine di 6 anni, e lì era di nuovo Emma, contenuta, in ascolto, caparbia nel provare quanto richiesto!

E la classe?
Ecco le frasi riportatemi dalle mamme la mattina:
Nicola: “mamma, la Emma è una bambina speciale” – ah sì? spiegami – “perchè è la più bella della classe!
Arianna: “mamma io aiuto Emma in classe, ma anche lei aiuta me, è la mia amica del cuore!
3 bambini: “la Emma è la più brava della classe a disegnare!” … (e qua… standing ovation, perchè sappiamo bene come è la rappresentazione grafica di un bambino con sindrome di Down!)

Come spesso accade, è necessario fermarsi, scrollarsi di dosso le tante emozioni che ci annebbiano la vista, e lasciare che siano i nostri bambini a dirsi, al di là di qualsiasi conta cromosomica!