Un difficile incontro quello di oggi a minibasket.

Sono a minibasket con Tommaso, lui gioca cercando di palleggiare quest’enorme palla, e io lo guardo divertita dagli spalti, coccolando Emma.

Mi si avvicina una mamma e mi chiede di Emma. Già me lo aspetto che mi deve dire qualcosa di trieste perché lo vedo da come sta guardando la mia bambina.  Io, sorridendo, le dico che ha 3 mesi, e lei sospira, sempre più triste.  Ha un amica e PURTROPPO anche a lei è nato un bambino COSÌ.
Poi mi propina la scontata domanda che in molti mi hanno fatto:
“Ma non lo sapevi? Non hai fatto l’amniocentesi?”.
E io:
“No, non lo sapevo”
E continua:
“Dovrebbero renderla obbligatoria a qualsiasi età!” e guardando Emma con occhi sempre più penosi “SAI CHE SECONDO ME POTRESTI DENUNCIARE L’OSPEDALE?”.
Rimango in silenzio. Sconcertata. Attonita. Ma come se ne può una sconosciuta uscire con un’affermazione del genere?
A casa cerco di scacciare dalla mente le sue parole, ma mi hanno turbato, e mi fanno pensare a chissà quante persone avranno il potere di farmi sentire così, così indadeguata.
Giovanni mi abbraccia e mi dice che è ora di finirla, io, noi, non dobbiamo giustificare la nostra scelta, tanto meno ad una sconosciuta, e che dovrei rispondere “sì, lo sapevo, e l’ho voluta”.
Sotto la doccia penso alle mille risposte che avrei potuto dare a quella frase infelice.
“Perché? Perché il pacco non è conforme all’ordine?”.
Stiamo parlando di una vita.
Di una bambina.
Che ha questi meravigliosi occhi.