Sonia mi ha scritto sul sito, commentando il post  Mamma di pancia, mamma di cuore: Irene, presentantomi brevemente la sua famiglia:
Noi siamo una famiglia di 7 persone: 2 genitori 2 figli di pancia 2 figli di cuore 1 figlia in affido.
Come potevo non chiederle di raccontarmi la sua storia? Dopo 2 giorni me l’aveva già inviata, ma io mi sono presa qualche giorno per leggerla bene, con calma, e valorizzarla al meglio.
Come le altre mamme di cuore che ho conosciuto ho notato in lei una semplicità, una capacità incondizionata di amare, che sono davvero esemplari… mi è piaciuto immaginare la “voglia di sorellina” di sua figlia E., l’arrivo di N., l’emozione di suo marito al colloquio per adottare L… mi ha tanto rattristato la reazione dei loro parenti, che li hanno tagliati fuori dalla loro famiglia perchè scelto di essere genitori speciali.
Immagino quanto male abbia fatto sentirsi esiliare dai propri cari… vi hanno negato quell’amore che voi volevate tanto donare.
Ma ” la convinzione di tutta la famiglia che la nostra scelta fosse giusta ci ha dato la serenità per andare avanti”.


Mia figlia era piccola e desiderava una sorellina, così abbiamo iniziato le pratiche per l’adozione, dopo tanti anni, sette, per l’esattezza, quando ormai non ci credevamo più, ci è stato proposto un bimbo. Non era certo la sorellina che mia figlia aspettava, ma quando le spiegammo che non era una femmina e non aveva l’età per giocare con lei, fu felice lo stesso.
Dire che altrettanto non è stato per i nostri parenti è un eufemismo! Vi basti solo pensare che per ben due anni non sono più entrata nella casa dei miei suoceri…..
Per il Tribunale dei Minori era un bimbo sordo che non riuscivano a collocare, per noi il figlio che avrebbe ridato alla nostra famiglia profumo di bimbo. Nel giro di un paio di mesi è giunto a noi, aveva solo 6 mesi. E’ stata un’esperienza meravigliosa che ripeterei senza nessun dubbio.
N. è sempre stato un bambino dolcissimo e molto affettuoso, ci ha riempito il cuore di gioia, ma dal punto di vista sanitario è stato sfortunato all’ennesima potenza…
Abbiamo fatto il primo l’impianto cocleare a 2 anni, ma purtroppo era difettoso di fabbrica e abbiamo dovuto rioperarlo per ben 4 volte. Lo abbiamo seguito molto dal punto di vista logopedico, anche in un centro molto lontano da casa. Partivamo io e lui alla mattina alle 5:30 da casa nostra per Milano e alle 10 facevamo logopedia con la prof.ssa De Filippis.
Ho un debito con questa illustre professionista che non potrò mai ripagare.
Lei ha amato prima di tutto N. e con la sua logopedia ha recuperato un bambino che a 5 anni ancora non parlava, facendolo rinascere!
Non tutto è stato sempre semplice o facile, ma i suoi progressi ci hanno ripagato di tutto.
Poi altri problemini di salute….una sindrome di Alport di cui nessuno, nemmeno il Tribunale dei Minori, sapeva l’esistenza e che scopriamo improvvisamente a 8 anni.
N. adesso frequenta il liceo sportivo e va bene a scuola. Gioca a calcio e viene convocato spesso.
Quando N. aveva 3 anni è nato P., un altro maschietto e io sono stata riabilitata in famiglia.
P è stato un dono del cielo, è arrivato dopo 3 aborti spontanei, mio fratello era ammalato e stava morendo.
E’ nato prematuro, ma adesso è un bel ragazzone.
Tanto N. è dolce tanto lui è spigoloso, ma non per questo meno affettuoso e simpatico.
Dentro di me rimane però la voglia di un altro figlio, non so che farci, la sento sempre più forte e un giorno sul giornale Famiglia Cristiana leggo questo annuncio: “Silvia, 20 mesi cerca una famiglia”… Rileggo più volte questo annuncio e ogni volta mi sento invadere il cuore da una grande tenerezza.
Ne parlo con la famiglia e decidiamo di chiamare.
La donna che mi risponde, Elisabetta, ha una voce dolce ed è molto gentile. Mi parla della piccola e mi dice che è appena stata adottata da una famiglia della Toscana.
Mi cascano le braccia! E mi ripeto che devo mettermela via….
Lei però gentilmente mi dice che c’è un bimbo che ha bisogno di una famiglia come Silvia, è acondroplasico.
Quando mi parla del piccolo dentro di me sento che sta già nascendo un sentimento molto forte verso questo bimbo che in fondo non conosco nemmeno e mi viene da sorridere perché in famiglia avremmo voluto una bimba e ci viene proposto un altro maschietto!!!!!
Rimaniamo intesi con l’assistente sociale della casa famiglia che ci saremmo risentite.
Ci risentiamo poco tempo dopo e dopo varie telefonate decidiamo di incontrarci con tutta la famiglia.
Prendiamo il treno e dopo aver preso due tram arriviamo in una zona alla periferia della città. Impieghiamo tantissimo ad arrivare perché scendiamo troppo presto dal tram, ma piano piano camminando sotto il sole cocente di giugno arriviamo.
La zona è’ bella ma non so perché non mi sento a mio agio, mi sembra che ci sia un alone di tristezza, non riesco a spiegarmi bene, è una sensazione a pelle.
Suoniamo il campanello e ci vengono ad aprire due signore che subito fanno svanire quelle sensazioni sgradevoli che mi hanno avvolta appena entrata. Sono gentilissime, accoglienti, sembra ci si conosca da una vita. Si presentano. Dopo averci fatto accomodare e averci messo a nostro agio, con delle bibite che beviamo ben volentieri e una bella tazza di caffè, ci presentano il caso di L.
Veniamo così a sapere che non è stato abbandonato alla nascita, ma che i genitori se lo sono portati a casa che poi a causa di cose dolorose è stato ricoverato in ospedale e da li portato alla casa famiglia.
Viene poi il nostro turno e ci presentiamo come famiglia.
Il colloquio volge al termine, è stato un bel momento, stiamo per alzarci e salutarci quando a sorpresa la psicologa ci dice: “Volete vederlo?”
Siamo presi alla sprovvista e il cuore comincia a battermi forte forte da averne quasi paura…
-Magari!- rispondo io e guardo mio marito il quale è più emozionato di me.
Lei si alza e chiama una persona ed ecco che da una porta laterale che non avevo nemmeno notato Pia, l’educatrice di riferimento, entra spingendo una culla con L.
La psicologa mi chiede se voglio prenderlo in braccio. Non me lo faccio ripetere due volte: il prenderlo tra le braccia ed amarlo alla follia è tutt’uno!
L ha 2 occhioni grandissimi che ti squadrano, si appoggia al mio petto tranquillo, guarda il barbuto di mio marito affascinato e va in braccio alla sorella. Non sorride, anzi direi che ha un bel grugno e ne ha ben diritto!
ll momento in cui l’educatrice se lo riprende dalle mie braccia corrisponde alla fine brusca di un meraviglioso e unico sogno.
N non vuole lasciarlo lì, risponde alla psicologa che tutti i bambini devono avere una famiglia e che ce lo portiamo a casa.
La psicologa e l’ass.te sociale sono meravigliose con lui, capiscono il suo vissuto di bimbo adottato e gli promettono che arriverà prestissimo a casa nostra.
Ci salutiamo e riprendiamo l’Eurostar per tornare a casa, ma nessuno di noi è più quello di prima: il nostro cuore è rimasto là con Lui.
Arriva il momento di decidere cosa fare e decidiamo di accoglierlo nella nostra famiglia e telefoniamo per comunicarlo.
Da questo momento è un turbinio di incontri col giudice e scendo da sola per stare con lui e conoscerlo meglio, poi il resto della famiglia mi raggiungerà gli ultimi giorni e ritorneremo tutti a casa insieme.
Quelle meravigliose persone non mi abbandonano ed in questo primo periodo a casa Pia è sempre disponibile al telefono per dispensare informazioni e consigli, e se vogliamo anche a trasferirsi a casa nostra. Che meravigliosa persona, le saremo grati per tutta la vita!
… così torniamo a casa e … finalmente comincia la meravigliosa avventura: L è nostro figlio e senza di lui la vita non è più nemmeno immaginabile…
Il ritorno a casa, come si prevedeva ha provocato l’allontanamento di fratelli e zii che non avendo accettato N. prima, figurarsi un altro nipote diverso.
Qualcuno ci ha dato dei pazzi, dei folli che lasciavano sulle spalle dei loro figli un peso enorme, “ e non sono neppure loro fratelli!!!”.
La convinzione di tutta la famiglia che la nostra scelta fosse giusta ci ha dato la serenità per andare avanti.
Qualche medico quando ha sentito la composizione della nostra famiglia ci hanno chiesto se facevamo parte della comunità di Papa Giovanni Xxiii.
Al mare la prima estate che avevamo L. una signora vicina di casa si premurò di darmi della pazza furiosa per aver messo al mondo due figli disabili; quando poi per caso venne a sapere che erano stati adottati diventai santa in un attimo!!!!
La stupidità umana purtroppo è incommensurabile!
Ma devo dire che se abbiamo perso qualcuno abbiamo anche acquisito tantissimi altri amici che hanno riempito la nostra famiglia di affetto sincero.
Adesso vi chiederete se E si sia rassegnata al terzo fratello e a non avere la sorellina tanto attesa?
Ebbene no, lei fiduciosa aspetta…

Grazie Sonia, grazie di cuore… hai tutta la mia stima…