Penso alle mamme che ho conosciuto in questi giorni, alle loro paure, ansie, sogni.
Quando le ascolto è un rivivere quei primi mesi, e il sentire emozionale di quel periodo è per me così lontano, indolore.
Ma le capisco profondamente.
Dico loro che è questione di tempo, che piano o piano vedranno davvero. Cosa?
L’essenza. L’essenza che si riesce a scorgere dentro quei meraviglioso occhi a mandorla.
Inaspettati, imperfetti?
Forse, ma quegli occhi ti guardano dentro, e mettono a nudo le tue paure, spesso celate dietro alla domanda ” che vita farà?”
La domanda reale è “che vita farò” ed è vero, è faticoso risalire da quel pozzo, darsi la spinta da un fondo che più fondo non può essere.
Ma una volta risaliti, si può a nostra volta passare il favore, ed ascoltare chi sta vivendo ciò che noi abbiamo provato.
La mia amica Alessandra, in soli 5 mesi, il favore lo sta già passando.
Ecco le sue parole…

Il 4 giugno 2017, giornata della Festa Estiva di Guarda con il Cuore,  resterà impresso nella mia mente per tutta la vita.
Ci eravamo appena conosciute via email perché, leggendo ogni tua parola e tra le righe di ogni tuo racconto, ho capito che solo tu, in quel momento, avresti potuto aiutarmi. E così è stato.
Ti ho scritto, mi hai risposto, abbiamo a lungo parlato telefonicamente e tutto è stato chiaro.
Anche prima di conoscerti già sapevo che mai avrei rinunciato al mio bambino, che nella foto da te pubblicata in questo post si vedeva a malapena, ma mai avrei immaginato che tutto sarebbe stato così incredibilmente naturale e bello.
Quando ci siamo incontrate ti ho sentita vicina, sincera e tutto ha avuto inizio, una nuova bellissima amicizia e un modo diverso di guardare quel cromosoma in più che farà per sempre parte delle nostre vite.
Il pomeriggio, prima di salutarci, dopo un nuovo lunghissimo abbraccio, mi hai permesso di “raccogliere” uno dei tuoi sassolini, ma non un sassolino come tanti, bensì quello che mi diceva di trovare il mio sorriso.
Io l’ho trovato Daniela, o meglio, ne ho trovato uno nuovo. E già perché il mio primo sorriso ha 10 anni e si chiama Diego, mentre il mio nuovo sorriso ha solo una settimana e si chiama Aaron.
Mi hai spiegato che la sindrome di Aaron non è da “accettare”, ma da vivere, perché il mio cucciolo è e sempre sarà esattamente come suo fratello e, caspita, avevi pienamente ragione!
Guardo questo piccolo, perfetto esserino come ho sempre guardato il suo fratellone, e più guardo i miei amori, più mi rendo conto di quanto sono fortunata!
Sono fortunata perché loro sono I MIEI Amori, LE MIE Meraviglie, LA MIA gioia di vivere, IL MIO “TUTTO”!
Grazie a te, grazie alla tua famiglia e grazie a tutti i genitori e ai loro bambini che quel 4 giugno hanno accolto me e Francesco in un mondo migliore rispetto a quello che conoscevamo fino a quel momento, insegnandoci a guardare con il cuore.

sindrome di Down

Fai da portavoce e urla a tutte le mamme del mondo che hanno ricevuto una diagnosi prenatale di trisomia 21 associata a cardiopatia di reagire, di non farsi annientare arrivando a rinunciare al loro cucciolo.
In ogni singolo istante i nostri amori riescono a darci la forza necessaria per affrontare il dolore che proviamo e nell’attimo stesso in cui riaprono i loro occhietti è come se nascessero una seconda volta. Guardano la loro mamma con amore e fiducia incondizionati e nulla al mondo può competere con la gioia che sanno donare.

sindrome di Down
È incredibile, me ne rendo conto benissimo perché l’ho provato e lo sto tutt’ora provandolo in prima persona, ma i bambini operati al cuoricino tornano a sorridere e a stare bene in due giorni. Due giorni apparentemente interminabili, terribili e sconvolgenti, ma che molto rapidamente diventeranno solo parte del passato, lasciando spazio alla felicità.

sindrome di Down
Io non credo ci siano bimbi dai bisogni speciali o mamme speciali.
I bisogni dei nostri figli sono speciali ogni volta che si verifica un “problema”, che può essere una colichetta, un dentino che fatica a spuntare, un ginocchio sbucciato, una piccola sconfitta a scuola o nello sport. Perché tutti i momenti in cui ognuna di noi è super agli occhi dei nostri bambini sono unici ed irripetibili.
Un cromosoma in più non rende nessuno di noi diverso nel caso dei bambini o bravissimo e degno di ammirazione nel caso di noi genitori.
Questo non significa che io non mi faccia domande o che non abbia paura pensando al futuro, anzi, ma so per certo, avendo anche un altro figlio, che nel momento esatto in cui decidiamo di essere genitori compaiono timori e insicurezze…
Detto questo cosa c’è di diverso?
Il primo passo o la prima parola magari si faranno attendere di più, ma ci riempiranno comunque di gioia e di orgoglio.
Perché loro sono i NOSTRI bambini e al mondo non c’è niente di più bello e perfetto.

Grazie Alessandra, le tue parole sono linfa per il mio nutrire il blog settimanalmente, perchè tacitamente raggiunga chi ha bisogno di leggere le sue stesse paure ed emozioni.

Ad una mamma ho descritto il primo perido dopo la nascita di un bambino con sindrome di Down come l’andare su un altalena: quando sei in alto, è bellissimo, l’aria fresta, il sole negli occhi, e tu ti senti propositivo e positivo.
Quando ridiscendi è come se una forza ti risucchiasse, deve adattare il movimento del tuo corpo per ridarti la spinta a risalire.
E in quel movimento c’è una sorta di fatica.
Poi, dopo giorni, a volte mesi, a volte anni, quando sei all’apice del movimento ondulatorio decidi di saltare, guardando avanti, con timore ma anche con adrenalina, e appena appoggi i piedi a terra, su un suolo sicuro…

Sai che ne è valsa assolutamente la pena.