Quando capita una tragedia… quando manca una bambina…
non si può restare indifferenti.
Anche se questa bambina non l’hai mai conosciuta, abita a centinaia di chilometri da te, e l’hai vista solo in foto.
Ma quando si ha in comune un bambino con una particolare condizione genetica ci si sente parte di una famiglia, anche se virtuale.
L’altra sera leggevo su facebook di qualcuno che trovava ipocriti i cuori e i ti voglio bene che tanto si sprecano nel social network, soprattutto tra persone che nemmeno si sono mai viste.
Non sono d’accordo.
La notte prima avevo visto il video della piccola, che stava bene, sgambettava felice con quegli occhioni neri e profondi, un sorriso che ti scioglie. Ho letto le parole del padre, il suo sollievo nel vedere che la bimba stava meglio.
Sono andata a letto con il sorriso. E l’ho pensata.
Il giorno dopo ho letto. E mi è morto il respiro…
Ho ripensato allo scorso marzo… a lei.

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Ho ripensato al dolore che si prova quando la famiglia lotta con la speranza nel cuore, e quando la speranza finisce lascia posto a quel dolore ti si fonde dentro, ti attanaglia il cuore ogni volta che ci pensi… per chissà quanto tempo.
Ieri notte, nel letto insieme a Tommaso, stavamo rileggendo il Re Leone. E quando Mufasa è morto, abbiamo ripensato alla zia. Ci siamo ritrovati abbracciati a piangere, ancora una volta, io e il mio bambino di 7 anni, a dare il nome a quella fredda sensazione che ti prende il petto e che forse puoi affievolire per un po’ con le lacrime… è il dolore.

Parlando di Emma, la mia bambina con sindrome di Down, qualcuno mi ha chiesto quale fosse la cosa che più mi spaventava. Ecco. Questa è la mia paura più grande. L’eventualità che i problemi di salute legati alla trisomia 21 possano non far star bene Emma. Problemi che per ora non ha, ma non è detto che non insorgano. Perchè non la vorrei diversa la mia bambina, come non vorrei diverso Tommaso, perchè entrambi sono i miei speciali tesori… e non potrei desiderare due figli più unici.

Ciao Nadia… ciao MariaChiara… vi ho nel cuore.

La morte lascia un vuoto dentro,
come avere un piede al margine di un precipizio e…
guardare giu’.

 

Stephen Littleword