Cameretta da grandi in progress!

Da tempo volevo sistemare la cameretta di Emma, per renderla un po’ meno “da piccola”.
Ho sempre ritenuto adeguato, ma questa è solo una mia scelta personale, accompagnare la crescita dei miei bambini con una camera che rispecchiasse il loro crescere. Lo è stato per Tommaso, che non ha più le lenzuola o copripiumino dei cartoni animati, tantomeno i libretti che ha usato quando era più piccolo.
Per entrambi c’è stato il passaggio dello scatolone che svuota e dona ai bambini degli amici, allo studio della pediatra, ai bambini dell’asilo, alla sala d’attesa dell’asl.
E francamente sono stata felice di non assistere a scenate di possesso eccessivo.
Che cos’è un regalo?
Un dono che arriva, sognato, chiesto, desiderato e poi arrivato.
Quanta emozione c’è nell’immaginarlo, in quell’attesa che crea spazio, spazio mentale che allontana dal voglio tutto e subito. Quest’attesa è necessaria, detta regola e fa regolare il bambino anche nell’attesa delle risposte pretese dall’adulto.
I nostri figli a volte hanno talmente tanti giochi che non ne assaporano il valore, o ci giocano appena e poi li accantonano, restando in quella dinamica esigo/ottengo/dimentico/ri-esigo.
Ecco “la cameretta da grandi” di Emma.

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I suoi adorati orsetti, che ora vengono usati per contare, e non più solo per i travasi e per imparare i colori.

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E i libri… libri, libri!

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I puzzle, che Emma non ama fare perchè non comprende molto bene, perciò devo escogiatare un modo per farglieli piacere. Intanto rimango con quelli più semplici a portata di mano.

Carino il coniglietto delle emozioni della Trudi, con le faccette intercambiabili secondo l’emozione scelta.

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La scatola dei travestimenti, che è aperta tante e tante volte, perchè il gioco del far finta di, libera la fantasia e ingrandisce l’immagine del bambino. E’ il gioco simbolico, diretto a sè, agli oggetti, agli altri, e ciò contribuisce all’apprendimento, elemento strutturante verso lo sviluppo e la crescita del bambino.

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E poi il disegno… I disegni dei bambini, con la crescita, diventano più dettagliati, meglio proporzionati e più realistici. Emma ama disegnare ma la sua rappresentazione grafica è ancora parecchio immatura, spesso ancora limitata allo scarabocchio.
Parlando con Giovanna Pensa, neuropsicomotrista, e con la dottoressa B., psicologa dell’asl che segue Emma, abbiamo pensato ad un luogo privilegiato per il suo disegno.
Una lavagna bianca con pennarelli cancellabili, appesa alla parete (nel nostro caso alla porta, per motivi di spazio) “perchè il tratto parte dalla spalla, e richiede una ulteriore esercizio di coordinazione oculo manuale, e perchè porta il bambino ad ingrandire il disegno, e anche se stesso, in tutte le parti del grande foglio”.
Chiedendole di anticipare ciò che ha in mente di disegnare, piuttosto che di eseguire una nostra richiesta di disegno. Se il bambino dice “casa” e disegna un cerchio con qualche particolare, freniamo la nostra smania estetica ed evitiamo di aggiungere particolari o di correggere il tratto: quella rappresentazione grafica è ciò che riesce a fare in quel preciso momento del suo sviluppo.

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(nome e polipo sono aggiunti da Giovanni eh!)

Il tratto di Emma sulla lavagnetta è ancora più incerto, proprio per quel movimento che dovrebbe partire dalla spalla. Ma noto che la sua rappresentazione si fa sempre più dettagliata e rappresentativa del corpo.

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La parte che Emma preferisce, o almeno che usa di più, è all’esterno della porta di camera sua, una parete che abbiamo riempito di specchi comprati all’Ikea (o quasi, una parte la stiamo facendo fare al vetraio) in modo da riempirla completamente.

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Ho riesumato il mio stereo portatile, antico ma ancora funzionante, e soprattutto gestibile in autonomia da Emma, che se lo trasporta dove vuole, attacca alla presa di corrente, inserisce il cd, mette pausa, avanti o indietro… molto più semplice, e per nulla frustrante, della gestione di un ipod attaccato ad una cassa!

Credo fermamente nell’accompagnamento alla crescita dei nostri figli.

Se noi li consideriamo grandi, o nella possibilità di ingrandire, cresceranno nella certezza di quell’immagine che gli stiamo riflettendo.