Se mi chiedo “cosa vorrei fare da grande”, non ho proprio le idee chiare. Nella mia vita ho fatto tanti lavori, ognuno diverso, ognuno con la sua piccola o grande gratificazione.
Dieci anni fa avevo un grande sogno, ma purtroppo chi era in società con me non condivideva le mie stesse idee (… diciamo così) e ho dovuto cambiare strada per non avere problemi (…ridiciamo così!).
Matrimonio. Figlio speciale normodotato. Figlia speciale superdotata.
E ora che la mia smania di trovare la terapia giusta per Emma è cessata, visto che ho scelto per la non-terapia, mi ritrovo a capire che il nostro incontro, mio e del mio bellissimo esserino tutto pepe, mi ha illuminato un po’ di più la strada che voglio percorrere, come mamma, donna, e persona realizzata.
Quando faccio questo discorso mi viene sempre in mente il bellissimo film d’animazione Madagascar, nel quale il leone Alex, vissuto sempre in cattività, una volta a contatto con il suo reale habitat, ricomincia ad utilizzare i suoi sensi sopiti per seguire una traccia. E così davanti a lui, il sentiero si colora di odori, sempre più evidenti, sempre più invitanti, tanto da fargli capire che è proprio quella la strada da scegliere.
Io non ho raggiunto ancora la certezza di dove voglio andare, ma i libri che leggo, i corsi che scelgo, le serate di aggiornamento, tutto mi porta ad aggiungere sempre più tracce in questo mio percorso…
A scuola di Tommaso cercavano progetti free da integrare alle ore scolastiche. E io ho colto la palla al balzo… e con una certa emozione!
L’accoglienza… quanta importanza si da all’accoglienza dei bambini durante le sedute di pratica psicomotoria!
E proprio perchè vivo quella magia, perchè vedo le espressioni dei bambini rapiti dalle parole (specie di quelle della mia formatrice…!) ho voluto ricreare anche nella classe di Tommaso un po’ di quell’atmosfera.
E’ un momento nel quale ci si presenta, guardandosi negli occhi uno ad uno, anticipando con entusiasmo cosa si andrà a fare, ma prima…
“ma prima qualcuno ha qualcosa da dire?”
Silenzio.
I bambini, forse perchè un po’ impreparati a tale attenzione in quel momento, si guardano intorno imbarazzati.
Poi qualcuno inizia a raccontare qualcosa, e si aggiunge qualcun altro … e raccontano di sè, di quanti anni hanno, di quanti sport fanno, degli strumenti che suonano, di quanti denti da latte stanno perdendo, di fratelli e sorelle più grandi o più piccoli, degli animaletti da compagnia che hanno e che addirittura hanno perso, perchè sono morti.
E mi rendo conto che i loro non sono discorsi senza valore, nè tantomeno leggeri …
Parlano di esistere, di prestare loro attenzione, di quanto stanno crescendo, di cosa stanno perdendo…
E le loro espressioni, se si guardano con gli occhi adeguati, fanno da cornice alle loro parole, dando un ulteriore significato.
Il progetto che propongo loro è la lettura di un albo illustrato che tratta l’argomento della diversità e dell’unicità di ognuno di noi, e come primo libro porto Nino giallo pulcino.
Purtroppo per la privacy non posso mettere le tante foto che il maestro Mario ha fatto,
ma i loro visi attenti, l’espressione degli occhi a seconda di ciò che il libro raccontava, (o muoveva!) le ho ben impresse nella mia mente!
A fine lettura ogni bambino poteva disegnare ciò che più lo aveva colpito della storia, scegliendo il materiale che più lo ispirava…
(questo sotto è di Tommaso, e descrive la scena in cui tutti gli animali attendono che esca il nuovo nato… che abbia qualche riferimento personale?)
(quest’ultimo è il mio preferito… le farfalle leggere che si posano sul manto di Nino!)
Il secondo libro che ho proposto è stato Rikki, e il lavoretto che seguiva veniva fatto con cera di candela e tempera diluita. E’ stato un po’ difficile da eseguire (forse perchè non l’avevo provato a fare prima a casa), ma i disegni sono comunque davvero particolari. La cosa bella era vedere l’attesa, la voglia di raccontarsi sempre di più, e come le riflessioni che il maestro Mario lanciava durante il disegno venissero colte dai bambini, che pensavano a come non è bello prendere in giro qualcuno, nè per chi viene preso in giro, nè per chi prende in giro.
Il terzo libro che ho proposto è Nel paese delle pulcette, è un libro coloratissimo e veloce da leggere, ma anche questo racchiude un messaggio che arriva dritto dritto dove deve arrivare. Questa volta i bambini, pur di raccontarmi ciò che avevano da dire, si alzavano in piedi, saltellando con la mano alzata per aspettare il proprio turno, e tutti, proprio tutti, hanno raccontato qualcosa di sè…
Per il disegno ho preparato la sagoma delle pulcette e per la loro personalizzazine sono andata a frugare tra le mie scatole del faidate… ecco un modo diverso per utilizzare coriandoli e perline.
Cosa mi porto a casa dopo questi tre mercoledì? Mi porto a casa un umile insegnamento.
Ogni bambino ha tanto da dire, se gliene viene data la possibilità.
Con i giusti canali espressivi si può entrare in comunicazione anche con il bambino un po’ più difficile.
Per il bambino la rassicurazione non è sentirsi dire bravo ma essere valorizzato con parole meno generiche e più indirizzate al suo modo di essere unico.
Un’altra traccia è stata segnata… e io la seguo!
Complimenti davvero Daniela!
Un’ottima iniziativa…un canale giusto per avvicinarsi ai bambini!
…magari tu potessi realizzare i tuoi “mercoledì progetto” anche nelle nostre scuole…ma ci separano troppi km (Omegna-Vb).
Un bacio da parte mia e delle mie figlie Aurora e Carola 🙂
ciao Lidia! Omegna! ho una cara amica che abita lì! mi piacerebbe fare i miei mercoledì-progetto anche in altre scuole… non si sa mai! un abbraccio alle principesse!
Daniela mi fai credere ancora nelle persone, mi fai credere che ancora ci sia qualcuno che capisce come entrare nel mondo dei bimbi, che dobbiamo cambiare il modo di formare gli adulti di domani perchè la maggior parte di quelli di oggi sono senza autostima senza felicità senza futuro senza fantasia…e con tanti pregiudizi… Grazie Daniela e grazie a chi seguirà le tue tracce ovunque ti porteranno
Cara Sara, ci sono persone che credono nei bambini, che non li giudicano, che li guardano oltre, che dicono loro le parole giuste, che li contengono con lo sguardo… La mia formatrice è così, io al corso la ascolto rapita, e non ti parlo di bambini con disabilità, ma di bambini e basta… Le idee che loro espongono sono semplici e poco strutturate, poco limitanti (ma nella regola) e questo lasciar esprimere il bambino lo fa crescere sicuro, nell autostima, e nel pensiero “io sono capace!”
Spero tanto che le mie tracce mi portino dove devono arrivare.. Io ci credo, e persone come te, come tante ormai amiche che mi seguono, mi fa credere che sarà possibile…!
Che brava che sei! secondo me è un progetto meraviglioso, se si insegna da piccoli che la diversità è una ricchezza i bambini imparano a rispettare chi è diverso e non a deriderlo.. Sei un portento!!!!
Sì Eliana, il progetto è proprio quello, e quei bambini paiono capire… Eh di energia ne ho tanta per ora, poi si vedrá!
Daniela sei straordinaria, proprio l altro giorno dicevo con mia sorella che vivere con bambini speciali, si ha la fortuna di migliorare e di vivere sopra le righe………
vivere sopra le righe… mi piace! non avevo mai pensato al suo significato effettivo…e allora farò mia questa frase… grazie!
Pienamente d’accordo. I bambini devono essere valorizzati, bisogna dare il modo e il tempo di farlo senza tralasciare gli strumenti. Hanno tanto da dire e da insegnare. Sai per me che ho figli adulti questo era scontato. Ora che ho un bimbo speciale mi sono dovuta reinventare e ho dovuto farlo in modo speciale. Solo ora mi accorgo che non era per niente scontato e apprezzo ogni suo piccolo momento,ogni suo gesto, ogni suo sguardo come se fosse ogni volta la stella più lucente! Brava Daniela, sono d’accordo con quel ragazzino. Sei una brava mamma
Grazie Anto.. sai quanto ti stimo quindi le tue parole mi fanno tanto piacere! come dicevo anche su fb a volte siamo noi che interpretiamo a nostro piacimento un atteggiamento di un bambino, e da lì ci parte l’escalation di emozioni, negative o positive che siano. Se noi ci soffermassimo un po’ di più ad osservarli ed ascoltarli, (e non sentirli, come dicevi anche tu) molto, non tutto, ma molto prenderebbe sfumature differenti…