Penso a S., al suo contattarmi all’insaputa della moglie, per non spaventarla ulteriormente di fronte a quel rischio alto di trisomia 21 (poi negato). Per lui qualcosa è cambiato dopo la nostra “conoscenza”, tanto da essere entrato nel mondo del volontariato.
Oggi un dono simile me lo ha fatto Alessia.
Non posso modificare nemmeno una virgola di questo pensiero regalatomi. Le parole, la punteggiatura, le frasi corte, riflettono perfettamente il profondo messaggio che voleva comunicarmi.
Parla del potere del cambiamento, dello sradicare le proprie convinzioni per fare posto allo sconosciuto. E quello sconosciuto ha il viso della mia bimba.
Felice che tu ci abbia trovato, che tu ti sia ascoltata, che tu abbia fatto posto dentro di te per quel cambiamento in atto. Sarai una mamma stupenda, perchè non è da tutti porsi domande e cambiare in base alle risposte che hai trovato.
Buona emozione a voi.
Detto molto semplicemente facevo parte di quelle persone convinte.
Convinte che non avrei mai voluto un figlio con la Sindrome di Down.
E giudicavo anche gli altri.
Detto molto sinceramente.
Poi sono rimasta incinta io.
Convintissima di fare amniocentesi e pensare a delle conseguenze se la diagnosi fosse stata una.
Cercando informazioni sull’amnio mi è capitato il tuo blog, da una ricerca per parole su Google.
Così ho conosciuto Emma. La sua faccia bellissima. La sua vita. Il suo quotidiano. La scuola. Le amiche. I suoi occhi hanno fatto capolino da una foto, la sua vocetta dai video, quando impara a vestirsi, quando vede la pioggia.
È stato come un colpo di fulmine.
Non ho abbandonato solo l’idea di fare l’amniocentesi, ma ho anche modificato le mie idee.
Quelle convinte.
Quelle che giudicavano le persone.
Quelle ignoranti. Quelle che non volevano conoscere.
Abbiamo passato ore col mio compagno a guardare i video di Emma. Gli dicevo “guarda questa bambina, com’è bella!”.
E velocemente, perché sì velocemente, ho capito che non c’erano differenze tra bambini, non c’erano differenze tra persone. Che ogni cosa si poteva fare, ogni ostacolo superare.
Poi la vita per me ha scelto diversamente ma posso dire che Emma ha cambiato per sempre una parte di me.
Ho sempre pensato di scriverti per dirtelo ma poi non lo facevo.
Ho pensato che prima o poi sarebbe capitata l’occasione.
Eccola.
Grazie.
Sono felice che davvero siate una famiglia normale.
Senza fronzoli, senza sottolineare nessunissima tragedia emotiva perché non c’è nessuna tragedia emotiva effettivamente.
Vedendovi io ho percepito esattamente la vita di una bambina come qualsiasi altra bambina.
E dopo un primo momento di stupore in cui scoprivo che Emma faceva quelle cose che fanno tutti i bambini sono andata avanti che non vedevo più nemmeno i lineamenti della sindrome.
So che non è tutto facile, immagino che ci saranno momenti di sconforto e immagino che il percorso non sia sempre fatto solo di successi.
Ma ecco tutto quello che mostri e che dici aiuta davvero perché toglie dalla paura, dalle paure più piccole e stupide a quelle più grandi e serie.
Emma è bellissima, è sveglissima, ha volontà ed ha una cerchia di amicizie che la porteranno ad essere una persona circondata da affetti e presente nel mondo.
Ho capito una cosa importante da voi.
Loro sono ciò che siamo noi.
Nel senso che ogni bambino è quello che noi gli diamo per essere nel mondo.
Un bambino, qualsiasi bambino, avrà problemi di socializzazione, di discriminazione, di solitudine ed altro se noi non gli diamo gli strumenti per combattere.
Allora non è la sindrome, è quello che diamo loro a cambiare le cose.
Sono arrivata a 39 anni prima di convincermi ad avere un figlio e fortunatamente dopo un primo insuccesso ora c’è la mia Veronica.
Penso sempre e grazie a voi che gli strumenti che le darò faranno la differenza.
Non so se riesco a spiegarti ciò che mi hai passato… nel senso, tu fai vedere che non è la trisomia 21 la differenza, la differenza la fa l’educazione, sempre, la fa come viviamo e non se abbiamo gli occhietti un po’ più a mandorla o meno.
Non c’è differenza tra Emma e Veronica perché Emma ha la sindrome di Down e Veronica no, la differenza sta in quello in quello che ogni bambino è.
Resto sempre pro diagnosi prenatale perché credo che sia uno strumento fondamentale per la salute, ma non lo vedo più, almeno io, come strumento per decidere sulla vita ma per decidere per la vita.
Quando ho scoperto di aspettare Veronica mi sono fatta molti controlli, non l’amniocentesi, ma li ho fatti per conoscere in anticipo ciò che mi sarebbe aspettato, per non farmi essere impreparata alla nascita e, nel caso di situazioni da gestire, iniziare per tempo ad organizzarmi.
La prospettiva è cambiata.
Radicalmente.
Bellissima testimonianza. Quando si riesce a raggiungere il cuore delle persone con strumenti che fino a pochi anni fa non esistevano mi da riconciliare con il mondo web.
È uno strumento potente che può fare male ma anche molto BENE.
Grazie Alessia!
Ho letto le tue commoventi parole con le lacrime agli occhi… è bellissimo e, purtroppo, insolito “incontrare” persone capaci di mettere in discussione il proprio modo di essere e le proprie convinzioni; ancor più incredibile al giorno d’oggi è vedere le stesse persone condividere il cambiamento e la nuova apertura mentale (e non solo) nei confronti di quella che è la diversità in ogni sua forma e contesto…
La “diversità” dei nostri bimbi esiste realmente solo negli occhi di chi la vuole vedere…