Il reparto di audiologia dell’ospedale di Pordenone ha davvero delle infermiere solari. Di quelle che ti sorridono sincere, ti appoggiano le mani sulle braccia, scherzano, e che ti fanno capire che quel lavoro se lo sono proprio scelte. Arrivo con Katia, la mia fidata amica, e il tecnico Luisa prova a farle l’esame audiologico mentre allatto Emma. Sono le 10.00, ora del suo pisolino mattutino, ma non c’è verso… si sveglia! La portiamo allora in Pronto Soccorso pediatrico dove un infermiera un po’ freddina le da del clorario, un blando sedativo. Le fa effetto qualche minuto, mentre la coccolo tra le mie braccia, ma poi si sveglia e scegliamo di darle un farmaco più forte, altimenti non si riesce a fare l’esame. Luisa si accerta di che tipo di farmaco e del suo dosaggio, farmaco che di solito viene somministrato via flebo, ma in questo caso glielo do io, con una siringhetta, in bocca. Si deve pure mettere un sensore sul piedino, per controllare la saturazione, il livello di ossigeno nel sangue, e il suo bip-bip è davvero una tortura. Soprattutto quando la saturazione scende sotto gli 88 e il macchinario va in allarme. Comunque, per farla stare più comoda, l’adagio sul passeggino e mentre la sposto la sua testa le cade all’indietro, inerme…

Oh che impressione! Finalmente le riescono a fare l’esame, che Luisa porta a far vedere al dottore, intanto ci sistemano in una stanzetta con un lettino, dove Emma può riposare più tranquilla, e dove noi aspettiamo finché si sveglia.

Va bene, è solo un semplice controllo dell’udito. Il farmaco le è stato dato solo per eseguire l’esame, perché ad ogni suo movimento il risultato sarebbe stato falsato.

Ma io sono in ansia.

Vederla lì, che dorme pesantemente non per sua volontà, con quella sonda sul piedino che scandisce ogni secondo di buona o cattiva saturazione, mi angoscia. Mi fa pensare alle malattie vere e proprie, come la leucemia, che i bambini down possono sviluppare maggiormante rispetto ai bambini normodotati, mi fa pensare alle convulsioni, a tutte le altre malattie innominabili che possono bloccare lo sviluppo di un bambino, condannandolo per sempre.

Mi fa paura. Paura di perderla.

Ma come spesso mi accade, nel giro di pochi secondi riesco a vedere una lista di possibili e deliranti conseguenze negative, le scarto, essendo al momento inadeguate o addirittura assurde, e torno in me, con quasi una maggiore lucidità, una grata consapevolezza. E riprendo ad analizzare il problema per quello che è. Punto.

Abbraccio Katia, faccio spegnere il sonoro al saturimetro, tanto riusciamo benissimo a leggere i numeri, e vado in reparto audiologia per ritirare i referti. Esiti migliori rispetto all’altra volta. Emma ha una sordità lieve, fondamentalmente dovuta al ristagno di catarro, e anche i suoi minuscoli canali uditivi sono cresciuti.

Quando torno nella sua stanza si sta svegliando, e Katia la sta coccolando, guardandola dolcemente, parlandole di come la sua mamma si è spaventata, poco fa, e di come lei le vuole un mondo di bene… La guardo dalla porta, commossa, e mi chiedo se davvero quello che provo per mia figlia è amore…

No… è molto di più.