E’ vero, è passato più di un mese dall’inizio della scuola, ma questo scritto appeso alla porta di Vanda, la logopedista di Emma, è degno di nota.
Da una parte penso “ma davvero qualcuno si comporta così con i figli”?
Dall’altra penso ai bambini che vedo all’entrata di scuola, che si allontanano con difficoltà, rimangono a salutare per tutto il tragitto cortile entrata della scuola, con l’occhio lacrimoso, e appena suona la campanella ed escono dal cancello si fiondano tra le gambe dei genitori.
Differenti dinamiche, contesti particolari, tracce profonde di storia personale passata.
Sapete qual’è il fatto? Il fatto è che ogni genitore cerca di fare del prorio meglio. Magari sbagliando, ma sono proprio scritti come questo che fanno pensarare, fare autoanalisi, ritarare comportamenti.

E come dice Madre Teresa di Calcutta

I figli sono come gli aquiloni:
Insegnerai a volare ma non voleranno il tuo volo;
Insegnerai a sognare ma non sogneranno il tuo sogno;
Insegnerai a vivere ma non vivranno la tua vita.
Ma in ogni volo,in ogni sogno e in ogni vita
Rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto.

Cari mamma e papà, io oggi comincio la scuola primaria. Divento ufficialmente uno scolaro. So quantto voi ci teniate a me e alla mia istruzione. So che studiare è importante. Ma se possibile, vi consiglio di leggere queste piccole regole che ci permetteranno di capire che la scuola serve per la vita ma che non è tutta la nostra vita.
1 – Io non sono i voti che prendo. E voi neppure. Quindi se qualche volta prendo benino (e non bene), se la maestra mi mette qualche visto, se addirittura arriva a casa l’invito a rifare qualcosa perchè ho sbagliato tutto: calma e sangue freddo! Non è morto nessuno, domani il sole continuerà a sorgere nel cielo. E io ho diritto a fare qualche errore. Non controllate ossessivamente i miei voti, non chiedetemi sempre cosa ho preso nei compiti. Ve lo ripeto: io non sono i voti che prendo.
2 – Non mi piace farvi la lista dei voti che hanno preso i miei compagni. Detesto quando mi chiedete chi ha preso più di me e chi ha preso le insufficienze. Voi avete un figlio: me. Sono unico e speciale e non mi piace esser messo in classifica prima o dopo questo o quel compagno, in base ai voti ottenuti. Se non capite bene perchè, rileggete il punto 1.
3 – Al mattino, se possibile, rallentiamo le corse. A volte mi sembra di essere il vostro portachiavi. Mi svegliate, mi alzate, mi vestite, mi colazionate, mi lavate i denti, mi buttate sulla macchina. E l’unica frase che riuscite a dire é: corri che è tardi. Possiamo rallentare un po’? Altrimenti al mattino sono così stressato, che tra qualche settimana comincerò ad avere mal di pancia o qualche altro disturbo psicosomatico.
4 – Collegato al punto 3: è bello svegliarsi al mattino con i volti dei tuoi genitori che sorridono. Con una bella canzoncina. Con una carezza sulla testa. Ma anche con la televisione spenta. Con i vostri cellulari ancora sconnessi. Così abbiamo il tempo di dirci buongiorno. Poi magari vi racconto che ho un po’ di “ansietta” perchè a scuola non so bene che cosa mi aspetta. Allora voi mi guardate negli occhi e mi fate un sorriso. Poi magari papà mi dice anceh una barzelletta. E mamma mi fa un massaggino sulla pancia. E io, non so dirvi perchè, comincio subito a stare meglio. E l’ansia scompare. E mi viene da ridere, E ho voglia di uscire di casa insieme a voi.
5 – Quando mi accompagnate a scuola ricordatevi che io non parto per la guerra. E voi neppure. Perciò sul cancello d’ingresso basta un bacino e un saluto e buona giornata. Non serve che ci baciamo dieci volte, che ci abbracciamo venti vuole. Che mi stringete la mano e poi la lasciate andare e poi la stringete di nuovo. Così come non serve che rimaniate lì sul cancello a vedere che salgo le scale che portano dal cortile all’ingresso dell’edificio. E non serve neppure che rimaniate lì fuori dal cancello ad aspettare che io salga la rampa delle scale, entri nella mia classe e poi corra ai vetri della finiestra della mia classe per farvi un’ennesima serie di saluti. E’ vero: i primi 2 o 3 gironi può essere anche bello. Ma poi non serve più. E’ ve lo dico: nel passaggio dal piano terra al primo piano state sicuri che non morirò cadendo nel vuoto della tromba delle scale. Perciò state sereni e andate al lavoro contenti. Quando suonerà la campanella di fine scuola state sicuri che ci ritroveremo all’uscita sorridenti. E saremo tutti sani e salvi.
Mi sembra che sia tutto. State tranquilli. La scuola mi farà bene. E farà tanto bene anche a voi. Crescere è bello.

Alcuni bambini con cui ho lavorato in questi anni mi hanno pregato di fare leggere questo messaggio ai genitori possibili. Io obbedisco. E se qualcuno di voi sta affrontando l’ingresso alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria vi consiglio di leggere, insieme ai vostri bambini, la storia che ho pubblicato per Erickson: si va a scuola. Prepararsi ai primi giorni in classe. Una storia tenera e con qualche bella risata. E con tanti consigli educativi per i genitori. Perchè i primi giorni di scuola sono così belli che il loro ricordo rimane con noi per tutto il resto nella nostra vita.