Appuntamento settimanale con un post sui libri speciali per bambini e per adulti.
Quel genere di libro che parla di diversità, di emozioni profonde, tanto da non lasciarti indifferente, quel genere di libro che crea un forte riverbero.
Che dite… mi aiutate segnalandomi altri libri speciali?
Non lo so se questo libro finirà mai nella mia libreria dei libri speciali, i libri “troppo” sconvolgenti, troppo crudi e negativi mi lasciano solo uno strascico doloroso, un po’ come i film di guerra dove i protagonisti sono bambini. Immagino che certe cose vadano dette, ma nelle poche righe della recensione riportata io leggo solo strazio e rabbia, emozioni di cui faccio volentieri a meno.
Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile
“Metà di quello che ho scritto è uscito in una notte. Il resto sul tram, mentre andavo al lavoro” racconta Massimiliano Verga, padre di Jacopo, Cosimo e Moreno, un bellissimo bambino di otto anni, nato sano e diventato gravemente disabile nel giro di pochi giorni. “Così ho raccolto gli odori, i sapori e le immagini della vita con mio figlio Moreno. Odori per lo più sgradevoli, sapori che mi hanno fatto vomitare, immagini che i miei occhi non avrebbero voluto vedere. Ho perfino pensato che fosse lui ad avere il pallino della fortuna in mano, perché lui non può vedere e ha il cervello grande come una Zigulì. Ma anche ai sapori ci si abitua. E agli odori si impara a non farci più caso. Non posso dire che Moreno sia il mio piatto preferito o che il suo profumo sia il migliore di tutti. Perché, come dico sempre, da zero a dieci, continuo a essere incazzato undici. Però mi piacerebbe riuscire a scattare quella fotografia che non mi abbandona mai, quella che ci ritrae quando ci rotoliamo su un prato, mentre ce ne fottiamo del mondo che se ne fotte di noi.” Queste pagine sono una raccolta di pensieri e immagini quotidiane su che cosa significhi vivere accanto a un disabile grave (la rabbia, lo smarrimento, l’angoscia, il senso di impotenza), pensieri molto duri, ma talvolta anche molto ironici, su una realtà che per diverse ragioni (disagio, comodità, pietà) tutti noi preferiamo spesso ignorare. E che forse, proprio perciò, nessuno ha mai raccontato nella sua spietata interezza.
E’ un libro di cui ho sentito parlare, che mi ha incuriosito ma che alla fine non ho avuto il coraggio di leggere perché mi fa mi paura, paura di essere contagiata da quella negatività. Tuttavia apprezzo chi non si vergogna ad ammettere le proprie debolezze, ho l’impressione che questo papà abbia il coraggio di ammettere davanti a tutti che a volte è dura, senza dire che ciò sia giusto, solo che a volte è così, è umano (bisogna anche riconoscere che questo bambino ha una disabilità molto grave). L’autoironia può essere un appiglio che lui ha trovato in alternativa a una positività che probabilmente per lui non è ancora spontanea ma che gli auguro di trovare. Non credo comunque che sia un esempio da eseguire quindi per ora non lo leggerò.
Sai Chiara, di sicuro ogni libro risuona in noi in un certo modo… posso solo immaginare la quotidianità di questo padre, lontanissima da una disabilità come la sindrome di down, ma i termini che usa mi bloccano, quindi la penso come te. Ma su Fb ho visto commenti interessanti al post… ora vado a leggerli!
un abbraccio a te!