L’altra notte navigavo in rete, cercando di capire come migliorare il mio sito, come aggiungere le piccole cose che rendono la lettura più piacevole, più scorrevole, più colorata. E come arrivare finalmente a dire:

“ecco, adesso è proprio come piace a me.”

Ma fare un sito non è una passeggiata, anche solo per modificare un colore predefinito ci sono righe e righe di incomprensibili codici html, e senza l’aiuto di un programmatore faccio ben poco. Fortuna che ho Anna che, piano piano, sta imparando!

Comunque, nel mio navigare ho digitato “sito mamme bambini speciali” e ho fatto due incontri davvero interessanti,

quello con Barbara, ironica mamma down “fatta così” con la passione del cucito,

e quello con Veronica, mamma special che grazie al suo Jacopo ha capito cosa voleva fare da grande. Ed è diventata counselor.

Sapete cos’è il counseling?Io ne avevo sentito parlare, ma solo ora so qual’è il suo operato. Il counselor è un esperto nella relazione d’aiuto, il cui obiettivo è offrire sostegno a chi si trova in una fase di difficoltà o disagio, accompagnandolo verso la soluzione della crisi senza intervenire sulla struttura della personalità del cliente, ma offrendo il proprio aiuto e la propria competenza soltanto per il tempo necessario a risolvere il problema, ad esempio per un momento di crisi dovuto ad un cambiamento di lavoro, ad un problema di incomunicabilità con il proprio compagno/a, con i propri figli, o ad una scelta difficile, professionale o personale. Il counseling, a differenza della psicoterapia, è un processo meno radicale e profondo, più breve e circoscritto. Il concetto di “cura” inteso come trovare rimedio ad una malattia o ad una patologia, non è contemplato nell’intervento del counselor che invece si rivolge al cliente considerandolo una persona sana che, semplicemente, sta attraversando un momento difficile ma che sicuramente tramite un giusto supporto e sostegno può ritrovare in se stesso la chiave di risoluzione dei propri problemi.

Cambiare è possibile. Circoscrivere un evento negativo e da lì ripartire, con uno spirito diverso, propositivo. Imparare a sorridere. Non reagire con ira alle parole inadeguate di qualcuno. Non portare rancore.

Non sto elencando una lista di comandamenti da cui non disobbedire, sto solo dicendo che se ci si ferma a guardare come siamo dentro, e si valutano sbagliati certi nostri atteggiamenti, possiamo correggerci. Non stravolgerci, solo correggerci. Stupendoci di quanta strada riusciamo a fare, se solo lo vogliamo.

Per arrivare a dire:

“ecco, adesso è proprio come piace a me. Imperfetto, ma per me perfetto”

“Non incolpare nessuno,
non lamentarti mai di nessuno, di niente,
perché in fondo
Tu hai fatto quello che volevi nella vita.

Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.

Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.

Non amareggiarti del tuo fallimento
né attribuirlo agli altri.

Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bimbo.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno è così terribile per cedere.

Non dimenticare
che la causa del tuo presente è il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.

Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto
pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.

I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.

Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.

Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.”

Pablo Neruda