Mettetevi comodi. Selezionate l’ultima canzone della playlist in fondo alla pagina. Ecco… Ora potete leggere.

Bibione è una città di mare, con una spiaggia lunghissima e ben attrezzata, ombrelloni con il giusto spazio attorno, tanti giochi per i bambini. La sabbia è fine e colorata, con tante sfumature che vanno dal beige, al marrone, al nero.

L’acqua è pulita  ma spesso torbida, proprio a causa della sabbia leggera che si muove con le onde, e il più delle volte trovi quelle alghe scure lunghissime, simili a dei nastri, che ti si avvolgono alle braccia in maniera fastidiosa. Ma noi non ci formalizziamo troppo, giusto?

Granchi però non ce ne sono, non molti almeno, non tanti come quando ero bambina e giocavo sulle spiaggie della vicina Lignano. Peccato.
Si trovano però ancora bambini/pescatori che, muniti di secchiello e retino, li vanno a pescare vicino agli scogli, dove i granchi si nascondono, e li stipano in secchi troppo piccoli, lasciandoli sotto al sole cocente per troppo tempo. Peccato di nuovo.
Un conto è che i nostri figli vedano come è fatto un granchio, un conto è che lo torturino sulla spiaggia. E qui il mio pensiero va alla gentile bagnina di Lignano, che continuava a fischiare a quei ragazzini tanto irrispettosi…

Ma in questo post non voglio parlare di fauna marina. Questo è un lungo post che ho amato creare, perchè ogni sua foto mi ha fatto rivivere le sensazioni che ho provato con quelle persone, mi ha commosso nel vedere le loro espressioni, specie quelle dei bambini… Questo post parla di sensazioni, di energia, di sentimenti messi a nudo, e di come un piccolo grande uomo, il dott. Lagati, sia riuscito a rendere ogni minuto di questa settimana trascorsa insieme, indimenticabile.

La struttura che ci ospita è il CIF – Centro Italiano Femminile , una colonia grandissima ma un pò in degrado, anche se l’attività che svolge al suo interno è davvero lodevole.
La Settimana Estiva Nazionale per famiglie di bambini con la Sindrome di Down è alla sua 17° edizione, e il dott. Lagati organizza la giornata di ogni famiglia proponendo il supporto di terapisti mirati per sostenere le difficoltà che la sindrome porta, nonchè affiancando ai bambini stessi dei baby sitter davvero particolari: gli scout.

Non conoscevo nulla sugli scout, sul loro modo di operare e vivere un esperienza simile. Non sapevo esistesse una gerarchia precisa, non sapevo che ognuno di loro si mettesse a disposizione per prestare servizio in quella particolare settimana, proveniendo da qualsiasi parte d’Italia, e che sapesse solo una volta arrivato sul posto chi avrebbe aiutato. Non mi aspettavo ragazzi tanto sensibili, ma allo stesso tempo preparati. Preparati nell’ accudire bambini anche molto piccoli e nel gestire situazioni a volte particolari, senza perdersi d’animo, dimostrando di credere davvero in ciò che stavano facendo.

Sara, Federico, Alice e tutte le ragazze del “clan”, Chiara, Federica, Alexandra, Anna, Ilaria.  Mi avete detto che il motto del movimento scout (www.agesci.org) è “siate pronti”,  ma io preferisco riportare ciò che Alice mi ha raccontato, il motto personale riferito al vostro Cantiere “Movimento di Note”, e che mi ha profondamente emozionato:

Crescere… Accudire… Servire

Ci incontriamo tutti davanti al refettorio, chi ancora assonnato, chi con la colazione da finire o chi con le valigie in mano…

E lì finalmente faccio la sua conoscenza.

Salvatore Lagati.

Come spesso mi succede con chi conosco solo tramite ciò che scrive,  mi ero fatta un idea su come potesse essere, quest’uomo, quanti anni potesse avere, se fosse stata una persona affabile o riservata…   Mai mi sarei aspettata di trovare una tale somiglianza con lo “sio Bepino” dall’Argentina!

Ma soprattutto mai avrei potuto sperare in un abbraccio tanto caloroso, come se davvero ci conoscessimo, da lontano…

Conosco anche AnnaRosa Franceschini, la nostra logopedista.

E Carolina, la nostra psicologa.

con il suo Valerio

E Giovanna, la neuropsicomotricista

e Loretta, formatrice del metodo Feuerstein (che vedete in foto a fine post)

E presa dall’ entusiasmo di incontrare famiglie che hanno provato i miei stessi sentimenti, curiosa di sentire la loro storia, di rivivere e condividere, inizio a presentarmi, e faccio la conoscenza di:

AnnaMaria, addirittura da Siracusa, che mi sorride con gli occhi e mi stringe la mano vigorosa, facendo subito vedere una vitalità contagiosa

arrivata insieme a Vittoria e MariaFatima

Pamela

mamma di Angelica e di Andrea

Andrea, papà di  Valerio e Giulio

e sua moglie Vinzia, insieme ad una famiglia tedesca, in visita giornaliera.

Il clima è allegro, non c’è gran imbarazzo, e i genitori iniziano ad interagire, e a relazionarsi con i figli altrui, come se fosse una cosa scontata da fare, con una serenità davvero disarmante. Come se fosse il preludio di una settimana all’insegna della complicità e del sostegno reciproco.

Oh sì, eccome…!

(Christian, Emma, Giulio, Tommaso, Aurora insieme a Giovanni)

La Colonia è giusto davanti alla spiaggia, ci andiamo tutti, e conosco Barbara e Fabrizio, che di lì a poco sarebbero diventati i nostri “vicini di piatto” durante i pasti

e i loro Elisa e Christian

Elisa ha solo 8 anni, ma è davvero brillante, ha un linguaggio fluido e notevole, e un modo di fare simpaticissimo, specie quando fa da mammina a suo fratello, con lo stesso accento e i modi di dire di sua madre Barbara, con tanto di dito alzato a mezz’aria!

Elisa, sei stato il mio primo “bellissimo esempio” della settimana, sai? E le lunghe chiaccherate che ho fatto con la tua mamma, sono scritte nel mio cuore…

E dopo quel primo giorno si crea una piacevole routine, dove ci sono delle regole da rispettare, dove gli incontri tra genitori vengono fatti senza i propri bambini, affidati agli scout; dove ogni famiglia rispetta gli orari delle sedute di logopedia, psicomotricità, metodo feuerstein. Ma a differenza di quanto a volte si crede, un pò come succede con l’educazione dei bambini, le regole non impongono, anzi, rafforzano, aiutano a darci sicurezza, ad indirizzarci, a farci sentire capiti e sostenuti.

E così ci si apre. Sentendoci al sicuro. In quel posto dove nessuno giudica o viene giudicato. Lì nessuno si sente inadeguato, fuori luogo, diverso. Ognuno dona un pezzo del proprio cuore.

E mentre le nostre storie si intrecciano, avvengono i primi timidi incontri tra i bambini,

(Emma e MariaFatima)

(Angi e Pietro)

i primi scambi di giochi, volontari o meno,

(Francesca e Giovanni)

(Stefania sorella di Francesca)

(Umberto)

(Davide)

(Laura)

i primi bronci

(Marta)

le prime amicizie quasi fraterne

(Christian, Tommaso, Matteo)

e le risate a crepapelle

e i giochi con l’acqua, dove tutti sono complici, ma proprio tutti…

(Andrea)

Quanti abbracci sinceri

(Anna, mamma di Matteo, Marta e altri 5 figli!)

Quanti discorsi con il cuore in mano

(Graziella mamma di Davide)

Quante storie d’amore incondizionato

(Laura e MariaSole)

Quanta fiducia nei propri figli

(Loretta e Moreno, genitori di Emma, Eleonora e Umberto)

Quanti sguardi di ammirazione

(Alessandra e Oscar, genitori adottivi di Pietro, e di Costanza e Lorenzo)

Quanta gioia nel cuore

(Francesca e Giovanni)                                 (Giovanni)

(Davide, Francesca, Eleonora, Emma, Martina)                 (Eleonora e Davide)
Lorenzo, Angi

(Aurora, Ema, Angi, Elisa, Eleonora)                  (Francesca, Martina, Umberto)

(i tre caballeros)                                                                           (Francesca)

(Pietro)

(Aurora)                                                     (Federico e Max)

(Federico)

E quando ho proposto di metterci tutti in cerchio, a luci spente, ognuno con un lumino che veniva acceso man mano dal compagno a fianco, la musica di Einaudi in sottofondo, le sorelle maggiori ( oh quanto mi avete dato, ragazze!) che leggevano il racconto “la madre speciale”…

“Ecco come una sola luce può illuminare solo ciò che è intorno a me, mentre tutti insieme riusciamo ad illuminare molto di più. Ci fa capire cosa siamo in grado di fare tutti uniti insieme. Questa è la fiamma delle nostre sensazioni interne e ogni volta che ne sentiamo il desiderio possiamo accenderla per rivivere questa sensazione”

… in quel preciso momento ho sentito il battito del cuore di tutti noi, ho sentito l’energia, la speranza, la voglia di credere in questo nostro essere speciali, un pò per forza e un pò per vocazione.

E quando Giovanna ha iniziato a battere le mani …  quando Francesca è venuta ad abbracciarmi…  quando ho incrociato gli occhi di Salvatore…  quando ho sentito i singhiozzi…

Non ho nessuna foto di quel meraviglioso momento.
Ma se solo chiudo gli occhi…
Ecco… lo vedo benissimo.

Lo vedete anche voi?

Oramai è notte fonda. Sono passate delle ore da quando ho iniziato a scrivere, con in sottofondo un unica canzone della mia playlist: ” I giorni, di Ludovico Einaudi”.
Le emozioni affioravano e me le volevo rivivere un’altra volta. Senza fretta.

Non potevo descrivere diversamente ciò che la settimana del dottor Lagati è stata per me.
E’ stato come se si fosse aperta una nuova porta. Come se si fosse creato un nuovo canale percettivo.

E’ stato puro amore.