Ieri sera siamo stati ad un incontro in associazione Down FVG, una pizza condivisa, la tombola, qualche chiacchera insieme, tanti sorrisi.
Mi ha fatto molto piacere esserci andata, perchè agli incontri da loro organizzati di solito ci vado io, e di Giovanni non conoscevano nemmeno il volto. Lui come al solito si è subito ben integrato, con il suo carattere gioviale sempre pronto allo scherzo, anche se fatto con rispetto.
Tommaso e gli altri bambini coetanei hanno iniziato a giocare a calcio, in uno spazio 3 metri per 2, ed erano uno spasso da vedere… accidenti, la passione per il pallone lega tutti, al di là della conta cromosomica!
Io mi sono messa a giocare con le bimbe, visto che c’erano anche altre due bambine coetanee di Emma, e lì, seduta davanti a loro a leggere e giocare con le pentoline che avevo portato da casa, mi sono sentita fortunata, fortunata di poter vedere 3 piccole persone, ognuna con la propria modalità espressiva e tempistica, ognuna con la propria storia, pronte a giocare, a dire la loro, anche senza l’uso della parola.
Rimango sempre affascinata da quanti canali comunicativi esistano al di là di quello che usa la parola, e di come, se si riesce a trovare quello giusto, avvenga il contatto.
E’ come una piccola scintilla… dapprima fievole, poi prende coraggio, e si espande fino ad illuminare il visino che hai di fronte.
Non sempre i nostri bambini usano il canale che noi riteniamo appropriato… sta a noi ritararci, osservarli, gettare un piccolo sasso e vedere cosa succede, senza fretta, perchè la fretta, soprattutto nei nostri bambini con trisomia 21, crea chiusura.
Tornando a casa, in macchina, ripensavamo a quanto appena vissuto, ognuno portatore di un’esperienza personale positiva, e a come Emma avesse sorriso alla notizia “questa sera andiamo a trovare tante famiglie che hanno bambini con la sindrome di Down… proprio come te“.
La sua risposta è stata “eh sì… !”
Chissà se quel sì cela una sua qualche consapevolezza… sta di fatto che il termine sindrome di Down a casa nostra lo sente da quando ha orecchie, proprio come Tommaso.
Chissà quando affronteremo l’argomento con la dovuta attenzione…
Per ora approfitto e metto il link a Colla, fumetto che spiega ai bambini e ai fratelli cos’è la sindrome di Down, in questa versione semplificata adattata per la scuola dell’infanzia, realizzata dal Ceps di Bologna.
E noi… ci risentiamo il prossimo anno!
Buon termine e miglior principio!