Questa lettera l’ho trovata su facebook, grazie ad Antonella, mamma ed amministratrice di un gruppo sulla trisomia 21, che è sempre tanto accorta a pubblicare notizie interessanti. Ma non potevo non dedicarle un posticino nel mio blog… Grazie Antonella per averla riportata!

In realtà non è una notizia, è un racconto di un primo giorno di scuola di un insegnante di sostegno, a cui viene affidata una bambina grave gravissima. É un racconto di fiducia, di dedizione al proprio lavoro, di voglia di abbattere certi pregiudizi…
Io mi sono profondamente emozionata quando l’ho letto. Mi sono immaginata le scene, gli sguardi, la piega che prende la bocca quando le tue orecchie sentono dire cose che non condividi, o peggio, ti fanno salire la rabbia dentro per quanta ottusità ci può essere.
Mi sono commossa nel pensare a questa maestra-mamma tanto speciale, che ha il dono di guardare oltre… dono che forse le è stato dato forzatamente, ma a cui dimostra di non voler rinunciare.
Ho pensato alla mia Emma… ai tanti genitori arrabbiati per il poco sostegno riconosciuto una volta entrati nel mondo della scuola, alle lamentele su maestre poco presenti, o che si sostituiscono nel lavoro del bambino per velocizzare i tempi.
Mi sono chiesta chi seguirà Emma, il prossimo anno, alla scuola dell’infanzia, se avrà la stessa sensibilità di questa donna, e se semplicemente saprà guardarla per quello che è:
una bambina che ha voglia di imparare.

Sono una mamma e una maestra di scuola primaria, quest’ anno nominata a sostegno di una bimba grave, gravissima e … bellissima.
Bene: appena arrivo in classe la maestra prevalente mi avverte:
” stai attenta alla madre che cercherà in tutti i modi di tirarti dentro alla sua sofferenza, e poi è un po’  fissata con il fatto che la figlia può far tutto, capisce tutto ecc.”
Io sto zitta.
Mi dice che dobbiamo andare a visitare un posto con la classe e che la mamma si è  fissata col fatto che debba andarci anche la figlia…sto zitta di nuovo e intanto incrocio gli occhi della bimba che sono quelli della mia e dentro di me le parlo e le dico
” stai tranquilla ti ci porto io” … lei sorride, è bellissima…nessuna maestra però, che ormai è con lei da tre anni, mi dice quali siano le sue competenze o no, la diagnosi funzionale è troppo generica. Usciamo e inizia la visita guidata. La bimba con la sedia a rotelle cerca di spingersi avanti per guardare i quadri, le tele, i dipinti, ma la maestra di classe mi dice di tirarla indietro perchè leva il posto e la visuale a chi capisce.
Resisto e faccio come se non avessi sentito , la porto ovunque e le parlo e le spiego…la maestra mi guarda di sbiego.
Torniamo in classe e mentre tutto il gruppo classe relaziona sull’ uscita, lei non ha un compito, un libro, niente…e io sono al mio primo giorno e non ho preparato nulla!
Poco male mi organizzo, la coinvolgo e chiedo alla sua compagna di banco, una bimba carinissima, di farci sbirciare sul libro. Lei ci prova, ma poi dice che non ha tempo, deve lavorare con li altri.
Merenda: da sola, e gli altri in gruppo.
Cambio pannolino da panico: i bidelli fanno a gara per non venire… ” ti cambio io amore, è un’ ora che sei con la cacca”. Parlo con la maestra dell’ anno scorso che mi scarica addosso una serie di cattiverie sulla madre, sulla famiglia e sul fatto che non si può lavorare con un handicap così grave. Le chiedo se ha mai usato la CAA o la tecnologia e mi dice che loro del sostegno vengono da una laurea in scienze della formazione e che hanno sostenuto solo quattro esami, troppo generici per poter sapere tutto…..RESISTO ANCORA.
Intanto sono completamente innamorata della mia bimba…in lei c’ è la mia, la sofferenza della madre è la mia. Le risposte le ho da lei. Uno scricciolo accartocciato su se stesso che indica in modo corretto tutti i colori, le forme, le lettere, i numeri, che risponde esattamente a tutte le mie domande con gridolini che capisco ed interpreto bene.
Le ho dato mille baci e lei mi ha fatto mille carezze.
Alla fine della giornata saluto e la maestra di classe mi dice
” comunque sei molto portata, ne avevamo bisogno” !
Mi giro e sulla porta dico ” corro a casa, c’ è mia figlia completamente disabile che mi aspetta.
GELO TOTALE.
Oggi sono arrivata con il mio I pad e con l’ aria di quella incavolata, loro, le maestre, hanno cercato di recuperare ma io ho detto:
“Sentite, io non sono la maestra di questa bimba, io sono una maestra di classe a supporto della classe , la bimba è di tutti, di tutta la classe quindi o si programma insieme o sono cavoli amari. Se vedeste quello che vedo io in lei, se vedeste dentro questo corpo che non risponde una bimba come le altre , desiderosa di scoprire, di sapere, di giocare, di interagire allora questa classe sarebbe migliore, voi sareste delle persone migliori e il mondo sarebbe una favola.
La mia bimba si è divertita un mondo con le applicazioni … tutti i bimbi erano dietro di lei a cercare di capire cosa stesse usando. Ho fatto un piccolo gruppo ricreativo e fuori dal suo banco ha potuto far merenda con altri bimbi, le ho portato un libro di favole e le ho detto in un orecchio di leggerlo quando non ci sono così non si sente sola. Ha diciotto ore e quando è senza di me… è sola a guardare il nulla.
Ora sono a casa e guardo mia figlia …e spero e prego che lei possa sopravvivere alle cattiverie e all’ignoranza della gente.

Lo spero cara maestra-mamma. Spero che la tua bambina, la mia, tanti figli abili in maniera diversa possano sopravvivere all’ignoranza della gente.
So che ci sarà chi li ferirà, chi non li guarderà realmente per quello che sono e per quanto possono dare.
Ma so anche che ci sono altre persone, luminose come te, che credono… e che nel loro piccolo compiono un minuscolo miracolo: far cambiare punto di vista a chi gravita lì intorno.
Spero di trovarti, cara maestra-mamma, e parlare ancora di te.
Intanto grazie… dal profondo del cuore.