Premetto… post un po’ ingarbugliato… chissà se a fine lettura c’è un filo conduttore… ma mi è uscito così!
E a me piacciono le cose imperfette…!
Ultimamente mi capita di affrontare discorsi relativi all’autonomia di mia figlia con sindrome di Down, e di come dovrebbe essere essenziale guardare avanti, alla sua vita futura, come ragazza autonoma (cosa che in cuor mio sento di star facendo da almeno 3 anni a questa parte.) Non è che non ne voglio parlare, o che reputo sbagliate le scelte di altri genitori, o che mi ritenga superiore a certi cammini prestabiliti, ma semplicemente credo che ognuno sia in grado di scegliere, o almeno presume di farlo, per il meglio dei propri figli.
E appunto, dico “figli”, non “figlia”, perchè io di figli ne ho 2, anzi, 3 con la mia adorata Lia “dono di nozze”, e non mi sento serena a far girare tutta la nostra vita familiare attorno alla sindrome di Down.
Io ho un’idea personale del significato di integrazione, ora che mia figlia ha 4 anni …
non è ritrovarsi solo tra famiglie di genitori con trisomia 21;
non è far fare sport tra bambini speciali;
non è non mandare mia figlia in asilo se manca la sua insegnante di sostegno;
non è pretendere più terapie perchè magari ha una certa lacuna che vorrei si eliminasse secondo le mie aspettative.
Ripeto, è un mio pensiero, e proprio per questo qualcuno può non essere d’accordo ma io credo fermamente che la nostra coscienza ci dica, con tanti messaggi interiori, se siamo sulla strada giusta o no.
Per me integrazione è far crescere Emma ripetendomi quella famosa domanda “se non avesse la sindrome di Down, mi comporterei in maniera diversa?” E’ vedere Emma come una bambina di 4 anni, con le proprie caratteristiche, che si sta aprendo alla relazione e che sta iniziando a fare le proprie scelte, consapevoli, magari a volte non condivise, ma è pure sempre un dire di sé, e questo per me è importante.
Ed è proprio di relazione che vorrei parlare, riportando questo interessante scritto:
I bambini hanno possibilità di relazionare fin dall’ inizio della loro vita con gli adulti che li circondano, ma non sempre hanno la possibilità, soprattutto prima dell’inizio della scuola materna, di relazionare in maniera indipendente con i loro coetanei. Il rapporto tra bambino e adulto è un rapporto asimmetrico in quanto è l’adulto che porta avanti il dialogo, stabilisce l’alternanza dei turni ed evita, per quanto è possibile, il conflitto.
Fin dall’inizio il bambino è in grado di modulare i propri comportamenti nei confronti di un adulto.
Ma le cose cambiano nel rapporto con i pari: il bambino si trova di fronte ad un altro che è come lui, con gli stessi bisogni, con le stesse modalità di reazione e, più o meno, con lo stesso bagaglio di esperienza e di strategie di adattamento. Ecco che, soprattutto all’inizio, la relazione è conflittuale e spesso “si rende necessario” l’intervento di un adulto. Bisogna tenere presente che l’intervento dell’ adulto è utile all’inizio del gioco relazionale ma non dovrebbe diventare un’abitudine per il bambino: egli deve essere consapevole che l’adulto lo può aiutare, ma deve anche aiutarsi da solo e interiorizzare, grazie anche alle varie esperienze di scontro, le personali strategie di risoluzione dei conflitti.
Vi sono diversi fattori che possono ostacolare o facilitare l’ interazione tra coetanei, tra cui ad esempio l’empatia, vista come la capacità di accostarsi all’altro, come la sensibilità sociale alla presenza altrui, come l’abilità di ” mettersi nei panni dell’altro ” secondo la definizione di Borgogno (1978 ).
Il bambino passa, attraverso varie fasi di empatia, da una indifferenza totale alla capacità di trovare un rapporto emotivo tra sè e l’ altro.
Un altro fattore che si inserisce nell’interazione tra coetanei è quel legame di tipo ludico senza funzioni di scambio, finalizzato al piacere di stare insieme, che passa attraverso varie modalità come, per esempio, la fissazione dello sguardo: il bambino che desidera coinvolgere in una sua attività un altro bambino, generalmente lo guarda e aspetta una risposta (che può essere indifferente, cooperativa o competitiva).Altri fattori che facilitano o bloccano l’ interazione sono:
– la sicurezza personale del bambino: più è convinto di trovare un appoggio in caso di bisogno più si ” avventura ” verso i coetanei;
– la capacità di simbolizzazione, che gli permette il distacco dal reale (qui ed ora) e la conseguente possibilità di adeguarsi alle richieste degli altri con la sicurezza di soddisfare i propri desideri in un tempo più avanzato, – la possibilità di verbalizzare, ossia di esprimersi con le parole, in maniera adeguata;
– le condizioni e il contesto di vita: se sono soddisfacenti non agitano il bambino e gli permettono di concentrare l’attenzione sul buon esito della relazione senza paura di perdere qualche cosa;
– gli stili educativi e il contesto socio-culturale, in quanto i bambini sono socievoli se vivono in un ambiente aperto, nel quale vi è la considerazione dei sentimenti altrui, in cui la struttura è definita con precisione, in cui i ruoli sono rispettati e tutti hanno uguali diritti e uguali doveri, dove il bambino ha le sue piccole responsabilità che lo aiutano a crescere.Tratto da pavonerisorse.it
Quindi… se io reputo Emma incapace di dirsi, facendo io al posto suo, come posso far sì che i punti sopra citati si sviluppino? Come posso pensare ad una vita futura autonoma se la abituo fin da subito a relazionarsi con la difficoltà e non con la normalità?
Lo stesso vale per Tommaso.
Forse dovevo dire ad inizio post che tutto questo colloquio interiore (mio marito lo chiama con un altro termine… un francesismo direi!) è stato scaturito da un fine settimana di scambio emozionale con Sabrina…
Ma come sempre accade, questi scossoni mi fanno porre mille domande, alle quali cerco di trovare risposta, anche in tempi lunghi, ai quali cerco di dare sostegno con strategie, che non sempre danno i risultati sperati, ma ti fanno capire quale strada intendi percorrere.
Ecco lo scritto che ho consegnato alla classe di mio figlio:
L’incontro con professionisti illuminanti e l’inizio di un percorso di studio stimolante mi ha portato a capire quanto importante sia la relazione genitori/figli ma anche la relazione che i nostri figli riescono a creare spontaneamente con gli amici.
All’epoca della nostra infanzia si poteva giocare in paese senza pericoli, oggi i tempi non lo permettono più, e gli impegni di noi genitori e le attività sportive dei bambini ci fanno ritagliare poco tempo libero.
Volevo quindi proporvi un pomeriggio di gioco tra compagni di classe, con cadenza settimanale o quindicinale:
– gruppo composto da almeno 3 bambini (la relazione a 2 è molto più semplice da gestire, ma è nella relazione a 3 e più che i bambini si inventano strategie per superare i conflitti);
– è bene che i bambini si relazionino con tutti i compagni, e non con 2 elementi fissi;
– “una volta a casa mia, una volta a casa tua”, così che ogni bambino si senta orgoglioso di avere ospiti ai quali proporre i suoi giochi preferiti. In questo modo il bambino può anche “staccare” dalla presenza di un fratello/sorella minore.
Tommaso ne è stato subito entusiasta, e i due amici con i quali ha giocato, hanno detto alle loro mamme “allora andate a casa? Ci vediamo dopo!”
Anche le mamme che mi hanno telefonato l’hanno trovata una bella iniziativa, e stiamo creando una tabella di impegni di ogni bambino per incastrare il gioco libero tra di loro… (proprio come ai tempi della nostra infanzia, eh?)
Concludo il post, perchè ad Emma sta salendo di nuovo la febbre alta e mi vuole giustamente per sé, con una citazione e alcune foto, che racchiudono gli argomenti di cui volevo (ma non so se in realtà ci sono riuscita) parlare in questo scritto…
Grazie piccola Giorgia, le foto che ho scattato a te e ad Emma esprimono tutto ciò che avevo nel cuore, senza il bisogno di parlare…
Relazione.
Amicizia.
Empatia.
Scelte.
Sana frustrazione.
Libertà.
“L ‘essenza della perfetta amicizia sta nel rivelarsi profondamente all ‘altro, abbandonare ogni riserva e mostrarsi per ciò che si è veramente.” R.Benson
Cara Daniela sono Mimma (la maestra di Mattia , per riconoscerci) dai commenti che spesso ho letto ho notato che già altri, e non pochi, te lo hanno detto ma io ci tengo ugualmente a dirti che sei splendida e che una parte del tuo splendore lo devi sicuramente a Emma che diventa sempre più’ irresistibile.
Ogni volta che guardo una sua foto mi viene una voglia matta di avere un altro figlio, la sua tenerezza mi cattura.
Essere ancora mamma a 48 anni dopo aver già tre figli di cui due già all’ università non penso sia davvero il caso e poi ho la fortuna e l’ opportunità di dare ogni anno tanto amore ai bambini della scuola.
Molte colleghe gioiscono quando si avvicina la chiusura dell’ anno scolastico, per me è invece sempre una gran sofferenza perché da precaria i bambini dell’ anno prima non saranno mai quelli dell’ anno dopo.
Adesso ti lascio perché devo andare a messa. Un bacio a Emmiina e al resto della famiglia altrettanto grande!
Cara Mimma sono davvero felice di salutarti ancora, mi ricordo eccome di te! e mi piace conoscerti un pezzettino alla volta, proprio come mi capita di fare qui nel web, in modo da avere un’immagine più precisa di te… Essere mamma è davvero bello, e immagino che quando i bambini crescono ti senti in qualche modo “mancante”, ma come dici tu, hai tanti bimbi a cui dare il tuo affetto e la tua conoscenza, e questo fa capire quanto ami il tuo lavoro.. poco fa ho sentito in tv: “un antico detto cinese recita: un lavoro che si ama fare, in realtà non è un lavoro”… e tu ne sei l’esempio concredto!
un abbraccio e buona domenica!
e digli ingarbugliato!! sara’ forse x questo che mi e’ giunto cosi immediato . emozioni riflessioni non so cos’e’ ma quasi mi appartengono.Le ns esperienze distanti nel tempo e, nello spazio eppure ,quanto di me c’e’ nei tuoi racconti. Fra il mio Davide e, la tua Emma sono 20anni di differenza eppure ti assicuro che nelle tue ritrovo anche le mie linee guida, per quei percorsi che ,solo il buon senso puo’ meglio ispirare ,molto piu’ dei trattati di pedagogia.Ecco che scoprirti attraverso qs meravigliose pagine che ci raccontano mi riconcilia ,nonostante quel mondo a parte che si vuole far credere “speciale.”i In tanti anni abbiamo( noi mamme piu’ avanti)creduto e, lottato per integrare al nido ,scuola sport gioco rifiutando tutto cio’ che ancora poteva dirsi “differenziale “.Purtroppo cio’ che tu dici e una triste realta’ ,stiamo assistendo da parte di alcuni genitori un tornare indietro vanificando conquiste fatte in tanti anni. Sin da piccoli apostrofarli con ” speciale , atleta (quando ancora non camminano ), consegnarli a societa’ che li ghettizzano in sport x disabili raggruppandoli fra loro senza neanche il pretesto di personale chissa’ come specializzato . Ho colto l’occasione che tu hai offerto in qs pagina per esprimere il disappunto e la difficolta’ a comprendere come si possa ,al giorno d’oggi , non vedere il rischio di retrocedere in una societa’ gia’ poco propensa all’integrazione. e che ,proprio le famiglie,siano a favorire il processo inverso ,chiudendoli fra loro come in riserve indiane
Cara Caterina, spero davvero di conoscere te e il tuo Davide un giorno, perchè nutro un profondo rispetto nei confronti di chi prima di me, ha spianato la strada… un caro amico, Stefano, mi faceva notare che senza di voi genitori più avanti, oggi non si sarebbe potuto parlare di certi discorsi di integrazione totale nel vero senso della parola… purtroppo c’è chi comunque si vuole fermare, in una sorta di zona sicura, nella quale potersi sentire accettato e compreso. Ora sono io che parlo per Emma, ma spero che a tempo debito possa essere lei a decidere di voler “uscire” da una sorta di etichettatura, pur essendo consapevole che esiste un mondo di persone aride che additano e deridono chi è diverso… ma ne ho ancora di tempo per maturare, e lei crescere il più “sicura” possibile… un abbraccio a te, con affetto!
mio figlio ha 6 anni e io faccio merende tra amici una volta a settimana da 3 anni….è molto positivo per loro,giocano e socializzano e ancora di più ora che và a scuola ne sente l’esigenza!baci
ehhh vedi che anche tu sei ormai “avanti”? Grazie, così prendo spunto pure per Emma…
Dani ,come sempre riesci a dare voce a ciò che penso
Penso anche che sta storia dei francesismi sia comune a molti mariti 🙂
Ti abbracciò forte fotte
ahahah… ma dai? anche tuo marito viene da là? ahahah! ciao cara! un abbraccione anche a te!
Ciao, sono il papà di un bambino con sdd di circa 7 mesi e da quando è nato mio figlio ho cominciato, insieme a mia moglie, il percorso alla scoperta del valore della diversità, ma non credo sia questa la sede in cui dilungarsi.
Voglio solo dire che anche noi non crediamo che integrazione significhi
ritrovarsi solo tra famiglie di genitori con trisomia 21;
far fare sport tra bambini speciali;
non mandare un figlio in asilo se manca la sua insegnante di sostegno;
pretendere più terapie perchè magari ha una certa lacuna che vorrei si eliminasse secondo le mie aspettative.
Integrazione significa essere accettato nel mondo, fatto di tutti i suoi contesti, vedendo riconosciute e accettate le proprie capacità e i propri limiti.
Spero un giorno avremo modo di parlare con più calma e dilungarci su più temi, intanto grazie!
Ciao GIuseppe, è un gran piacere conoscerti, perchè i papà che si espongono, che hanno voglia di raccontarsi, sono una grande risorsa. Ed è bello sapere che a soli 7 mesi dall’arrivo del tuo bambino senti gà tuoi certi discorsi… ne sono davvero felice! Certamente faremo in modo di affrontare argomenti che ti/ci stanno a cuore… io sono qui! un caloroso benvenuto a te e alla tua famiglia!
daniela
io penso che il segreto sia sempre quello di riuscire a trovare il giusto equilibrio e ogni tanto fermarsi e chiedersi se tendiamo troppo verso una direzione o verso l’ altra (e in quei momenti anche mio marito usa francesismi per definire le mie riflessioni…mah). personalmente nell’ultimo periodo pur essendo molto felice dell’attaccamento dei miei figli l’uno verso l’altra, mi sono resa conto di quanto sia importante ritagliare spazi personali e di autonomia. Davide fa fatica a fare amicizia e ho notato come spesso si appoggi alla sorella per socializzare mentre forse dovrebbe cominciare a “cavarsela da solo” malgrado le proprie difficoltà’ e vorrei che mia figlia avesse più’ occasioni per stare con i propri coetanei senza suo fratello piccolo al seguito. un abbraccio, Chiara
eheheh Chiara… anche tuo marito che usa i francesismi eh!!! Ti assicuro che Sabrina mi ha aperto un mondo sul far coltivare le amicizie ai nostri figli, a Bologna è una realtà che viene favorita persino al nido! quindi di sicuro a settembre inizio anche con i pomeriggi gioco di Emma! Ed è così, si sottovaluta l’importanza della relazione con i coetanei, e la dipendenza tra fratelli… sviluppiamo la loro autostima con queste piccole cose, e a volte non ce ne rendiamo nemmeno conto!
E’ da tanto che non ci sentiamo amica mia… bisogna rimediare! un abbraccio!
Daniela scusa posso chiederti la fonte della tua citazione? La trovo interessante e molto vicina ai momenti che sto vivendo. Come sempre Grazie!
Cristiana, ecco la fonte da cui ho preso il materiale, che giustamente ora che me l hai fatto notare, ho aggiungo… http://www.pavonerisorse.it/conchiglie/relazione.htm
Ciao Daniela come tutte voi anche io sto cercando di trovare e seguire la strada giusta per la mia famiglia. Credo che ciclicamente ogni persona la cerchi, si domandi se e’ quella giusta, se c’e’ bisogno di qualche aggiustamento e poi la riconosca nel sentirsi sereno. Ad oggi a volte mi chiedo se sono una mamma troppo sognatrice perche immagino il nostro futuro senza associarlo per forza alla sdd. Chissa’?
Certo per ora sono convinta che la liberta’ sia partecipazione e che i nostri figli vivano la loro liberta’ insieme a noi nella pluralita’ dell’ambiente e delle persone che ci circondano.
Cara Cristiana, so bene cosa intendi, come so bene che viviamo delle fasi cicliche nella nostra vita, che a volte ci danno dei messaggi certi e chiari, altre volte nebulosi e confusi… non sempre sappiamo cosa e giusto e cosa no, ma credo che l’importante sia continuare a porsi domande, e a chiedersi “qual’è il vero significato di accettazione”… un abbraccio a te!
Ciao Dani 🙂 Mi riempie di gioia leggere questo post …lo ritengo un meraviglioso decollo dell'”ANIMA”…intesa come nicchia profonda del nostro emotivo sentire in interazione con la mente che sta superando il suo egocentrismo …si permette di essere coralmente e non teme più di perdere valore …collaborando con il sentire…
TI AMMIRO AMICA MIA…:-)
Cara Sabri, tu sei la scintilla che ha acceso questo mio fuoco interiore, sei la piccola umile luce che mi mostra quale strada si può percorrere, se lo si vuole, guardando avanti ma anche tanto intorno… felice di aprire la mia mente al di là del mio egocentrismo, non temendo più di perdere valore… SEI UNICA E PREZIOSA AMICA MIA!
E’ quello che ho in mente anch’io per il futuro di entrambi i miei monelli…
Grazie per il tuo spirito che ridona vitalità alle menti e ai cuori incerti!
Cara Viviana…. deve essere un periodo insomma..! ti abbraccio e felice che anche tu la pensi come me…
un abbraccio anche ai monelli!
Ciao, si, spesso mi ritrovo nei tuoi pensieri :-).
Per quanto riguarda lo sviluppo del confronto e dell’amicizia inerente a tutti i figli e a tutti i bambini il mio pensiero d’integrazione è sempre stato naturalmente questo, forse perché da figlia unica (felice) ho sempre cercato di creare relazioni variegate per un arricchimento reciproco, probabilmente a volte inconsapevolmente.
Spero di riuscire a mantenere e a trasmettere questo spirito anche a Fabio e a Viola ora ancora piccoli, sapendo che comunque nel ruolo di genitore spesso si fanno anche errori.
Cara, sai che a Bologna propongono i pomeriggio di gioco dagli amichetti già in età di nido? anche a me pareva presto, ma mi ricredo… è un buon modo per creare autostima nel bambino, specie nel fratello del bambino con bisogni speciali…
Bologna è, per me che amo l’Emilia Romagna (clima a parte), sempre avanti :-). Comunque è vero, anch’io pensavo che per i bimbi del nido potesse essere presto per i pomeriggi di gioco. Con Fabio è capitato, ma per caso, non per filosofia di vita.
In realtà per la condivisione di se stessi non è mai troppo presto…
Ci proveremo <3.
l’importante è prenderlo in considerazione, poi ci devi mettere un po’del tuo… è logico che per ora Emma è piccina nel senso che se la lascio a qualche amica mi tocca dirle “occhio che le piace scappare”… ma ti dirò che mi dico anche “non è che questo suo scappare lo fa proprio da me?!” eheheh…. ciao bella!
Ciaoooo. un passo alla volta….piano piano…Lei andrà molto lontano. La strada sarà SEMPRE in salita……………….Bacimissimi………I MININI non si smentiscono mai…………..
Lunghi e ben distesi… però dire che la strada è sempre in salita non mi suona bene… la strada c’è, davanti a noi, si va avanti, indietro, di lato, ma io non la vedo in salita… è il mio pensiero eh! bacioni!!!
Ciao cara, quello che hai scritto e’ quello di cui abbiamo parlato io e Raffaele questo fine settimana, integrazione, il fatto di non stare solo con famiglie con la sindrome, perche’ non e’ giusto ne per Alice ne per gli altri ragazzi che e’ bellissimo e continueremo a frequentare ed aiutare le realta’ che ci circondano ma non vogliamo che siano l’esclusiva. Giustamente, come dici tu, non la reputo una cosa corretta in assoluto, e’ la nostra opinione, e’ quello che vogliamo e pensiamo di fare per la nostra famiglia, un abbraccio cara anche alla piccola Emma che speriamo guarisca in fretta
Cara ELi, lo so bene che è anche un pensiero vostro, ne abbiamo lungamente parlato al telefono io e tuo marito… a volte certe cose te le senti dentro, e da lì non puoi andare troppo distante, altrimenti “stona”…!