“Ogni disegno è espressione della persona che lo esegue. Quando un bambino ti mostra un foglio scarabocchiato, ti sta rivelando parte del suo mondo e di se stesso.
I bambini che sono messi in condizione di scarabocchiare e di disegnare saranno meno impacciati nei movimenti e avranno maggiore facilita’ a esprimersi.
Lo scarabocchio è l’ origine della scrittura, dell’ esistere come essere separato dall’ altro, come atto primitivo universale simile in tutte le culture, presso ogni razza e a tutte le latidudini.
La mano libera del bimbo, percorrendo il foglio in lungo e in largo, lascia una traccia, un’espressione che codifica e rappresenta gli avvenimenti vissuti”
La mia è una famiglia a cui piace disegnare. Mio padre è davvero bravo nel disegno in prospettiva, mio zio era un pittore, mia sorella disegna bene qualsiasi cosa e ultimamente si è appassionata nella tecnica dell’acquarello con risultati davvero piacevoli. Pure a me piace disegnare, anche se me la cavo di più a copiare che a disegnare a fantasia. Comunque a casa mia non mancano mai pennelli, tempere, colori a dita, cere, pastelli, timbri improvvisati, album e cartoncini, libri colorati per lavoretti artistici.
Tommaso disegna da sempre. Ho suoi disegni da quando aveva appena 1 anno e mezzo, datati e riposti con cura in una quadernone ad anelli, e a volte ci piace guardarli assieme, notando come è cambiato il suo tratto, il suo modo di rappresentare ciò che ha in mente.
Ora frequenta la prima classe della scuola primaria, quindi è un po’ concentrato con esercizi di grafia e calcoli, ma più o meno giornalmente si mette a disegnare, anche solo una piccola striscia di carta con sopra una battaglia e qualche parola scorretta. È come se fosse un rituale piacevole per lui, come se si ritagliasse un momento personale per dare voce al suo pensiero magico, bisbigliando sotto voce mentre traccia con la matita.
E se andate a sbirciare il sito che ho linkato alla parola scarabocchi capite che i disegni dicono tanto dei nostri bambini…
Anche Emma pare avere la stessa nostra passione per il disegno.
L’altro giorno ha aperto il suo armadio e ha preso il suo astuccione dei colori dicendo distintamente ” Mimmi diegnae” (Emma disegnare), e mi piace vedere come non teme sporcarsi le dita con il colore (più o meno, specie se il papà non gliele pulisce subito, vero Giova?), come cerca di imitare ciò che traccia Tommaso, o come da un nome ai segni che fa sul foglio.
Spesso pare che il foglio non le basti, vuole vedere cosa succede quando disegna sul tavolo, sulla sua pelle, sul pavimento, sul divano (!!!)…
E so bene che certe concessioni sono difficili da dare. Ma il mio percorso personale, ciò che sto studiando, ciò che Emma riesce a dare se le viene concesso di giocare liberamente… questo mi fa valutare il vero significato del no…che personalmente cerco di usare con parsimonia, nei confronti di qualcosa che va davvero vietato, magari perchè pericoloso. Il tavolo si pulisce, il divano si lava, il muro… lo so, lì è più difficile pulire, ma magari si può limitare una zona ben precisa, appiccicare un grande foglio, e far capire che solo lì è concesso colorare.
In fondo certi colori lavabili davvero si lavano via con poco!
Ma il risultato… il significato di quel tratto, specie se lasciato sotto gli occhi di tutti, è:
io esisto.
E per me questo è molto più importante.
Cara Daniela, mi ritrovo proprio in questo tuo post sui colori. Anche noi abbiamo preso per Maria dei colori a dita ed è davvero divertente vederla pasticciare, anche se a volte devo farmi un po’ violenza per non pulirla in continuazione. Devo entrare nell’ordine di idee che un po’ di colore sui vestiti o sul pavimento non fanno male a nessuno. Ma cavolo se è difficile! Devo lasciarmi andare di più e farmi prendere per mano da mia figlia perché mi porti nel suo mondo dove non esistono schemi mentali, ordine e pulizia a tutti i costi…Sarà dura, ma posso farcela!