Io racconto di noi.
Nei minimi dettagli, pensieri, dubbi, speranze, certezze di mamma di una bambina dai bisogni speciali.
Alcuni giorni fa la mia amica di web Martina, autrice del blog Imprevisti (qui leggete le sue considerazioni sull’articolo) e del libro Lo zaino di Emma mi ha linkato un articolo inglese, nel quale l’autrice accusa di “non rispetto del diritto alla privacy dei figli con disabilità” quei genitori che scelgono di parlare della loro famiglia in blog o siti web. Precisa che se ne potrebbe parlare eccome, omettendo nomi, dati personali, e foto, a meno che il consenso non venga dato direttamente dal bambino stesso.
Amy Sequenzia non va tanto per il sottile con le parole:
“La disabilità dei nostri figli non è la nostra storia da raccontare. Eppure, alcuni genitori insistono che non c’è niente di sbagliato nel postare tutti i dettagli della disabilità di un bambino su Internet – sapendo che una volta pubblicato, sarà lì per sempre – e ovviamente, sapendo che una volta cresciuti saranno in grado di vedere la loro vita esposta in linea.”
Distingue anche un’altra categoria di genitori “scorretti”, i quali dicono:
“Mio figlio non ha una voce, perciò io posso e devo parlare per lui”.
A questi dice:
“Ognuno di noi ha una voce e il vostro compito di genitori è quello di aiutare il bambino ad usare la propria. Nel frattempo, è necessario smettere di parlare pubblicamente della disabilità dei figli e fare i “veri genitori”.
Naturalmente mi sento chiamata in causa, io che nutro questo blog con cura da oramai 4 anni, che parlo costantemente di Emma, che pubblico foto su foto… e quel “andate a fare i veri genitori” potrebbe suonare fastidioso… ma mi colpisce quel suo dire “ognuno di noi“… “noi?”
Perciò scorro la sua pagina fino in fondo, cercando una foto, che non trovo, o altre info su di lei per meglio comprendere e leggo che Amy Sequenzia “is a non-speaking Autistic, multiply disabled activist and writer” oltre ad un numeroso elenco di altri suoi lodevoli impegni.
Autismo che non permette il linguaggio parlato.
Perciò mi chiedo “quale storia c’è dietro a questa donna che sceglie di scrivere di diritti dei disabili”?
Quale storia come bambina figlia di genitori, ipoteticamente, e permettetemi il termine, normodotati?
Quali tracce solcate, quali sguardi, o commenti, o situazioni, legate ad un intoppo tra sinapsi che funzionano correttamente e parola vocale che non esce?
Rispetto il tuo punto di vista Amy, che è appunto personale.
Ma non è il mio.
Martina nel suo post fa riferimento anche ad un’altra blogger, Phoebe Holmes, questa volta madre di una bambina con difficoltà, che a spada tratta difende il suo diritto di parlare di una figlia con disabilità, per Maura, perchè l’arrivo di sua figlia, con tutte le sue peculiarità, difficoltà e caratteristiche ha portato tutti al cambiamento.
Lei come madre innanzitutto, ma anche l’intera famiglia, e in una maniera talmente positiva che viene paragonata ad un’espolsione di glitter, quel glitter che ti trovi ovunque, persino nel caffè, ma è proprio il trasformarsi con quello scintillio a fartelo considerare indispensabile per vivere.
Come mi piace questa similitudine… scintillio…!
Suona bene, un po’ come quella frase appuntata su un post-it e che ciclicamente mi capita tra le mani:
“Leave a little sparkle wherever you go”.
Quello stesso scintillio che pensavo lontanissimo una volta toccato il fondo, quel febbraio 2010. Il mio personale, nero, buio, avviluppante, sordo, sconosciuto e doloroso fondo.
Io neo mamma di una bambina con sindrome di Down, che cercava traccia di speranza nel web, una parola che non fosse di carattere medico, una foto (ohhh se desideravo una foto) che mostrasse a me una bambina, una semplice foto di bambina, possibilmente sorridente, e non un piccolo mostriciattolo con 7 delle 12 caratteristiche tipiche della sdD (questa si fa per dire eh!).
Non ho trovato molto.
L’immagine del piccolo mostriciattolo l’ho dovuta scalzare come hanno fatto tutte le altre mamme nella mia stessa situazione, un piccolo passo alla volta, un tonfo al cuore, un pianto, un nuovo sorriso.
Ma salendo, anche se ancora il terreno era scivoloso, anch’io potevo vedere quello scintillio, piccolo, flebile, in avvicinamento, e ogni volta che arrivava a me, e mi pervadeva come spesso mi accade quando lascio totale libertà alle emozioni, era come se il cantante Limahl intonasse la canzone Never Ending Story, e io, a cavallo del drago volante Falcon, braccio alzato al cielo, gridassi “si può fareeeeee!”
Sì, si può fare.
Si può permettere a quello scintillio di vivere nel nostro cuore, sulla nostra pelle, ed è davvero un soffio farlo riaffiorare, e sentirne il pizzicorio benefico.
Questo mi è stato concesso, diventando mamma e soprattutto ri-diventando mamma di una bambina dai bisogni speciali.
Un enorme cambiamento che ha al primo posto il valore del rispetto, cambiamento che ha conivolto me, mio marito, mio figlio Tommaso, le nostre famiglie, e molti e molti amici che ci gravitano attorno.
Come reagiranno i miei figli in futuro, rileggendo i numerosi post che li riguardano?
Questa domanda me la pongo spesso per Tommaso, ancora abbastanza lontano (per nostra scelta) dal mondo virtuale ma pur sempre bambino di 9 anni in un mondo che di virtuale ha parecchio.
Non ho ancora questa risposta. Sanno che io scrivo di loro; entrambi, più o meno, sanno del perchè lo faccio.
Entrambi vivono di riflesso questa mia scelta.
E ogni incontro, meeting, riflessione insieme, lascia una traccia in loro.
Giusta… sbagliata…?
Soltanto loro in futuro me lo potranno dire.
Per ora non posso e non voglio essere diversamente.
Reputo il confronto (e conforto) con le altre famiglie fondamentale per la risalita, insieme gli incontri organizzati, i corsi, le lettere delle mamme, le e-mail, le diverse strategie e soprattutto le persone anime-affini che senza questo percoso non si possono incontrare.
E reputo fondamentale che sia il genitore a dare uno specchio positivo ai figli.
Senza nome, foto, indirizzi e-mail, contatti, questi incontri di scambio reciproco non ci sarebbero.
Non potrebbe essere diversamente.
E una volta avvistato… e lasciato avvicinarsi… lo scintillio arriva, e il riverbero che produce, dilaga, ma il suo dilagare è come un contagio di positività!
Ecco…
E’ ripartito Limahl…
“Falcoooooon!”
Cara Daniela, ti scrissi per la prima volta nel gennaio 2014 quando scoprimmo che la creatura che cresceva nella mia pancia sarebbe stata caratterizzata dalla Trisomia 21. Ti ringraziai perchè la notte della scoperta, scoprimmo anche il tuo sito e ti dissi che la nostra bimba sarebbe stata anche un po’ tua. nel corso della gravidanza le cose si complicarono moltissimo. Dopo la diagnosi di un canale atrioventricolare completo, la pancina di Mafalda si riempì di tanto, tantissimo liquido. Ascite massivo. Diagnosi via via sempre più negative… ti riscriverò per raccontare la nostra esperienza, nel dettaglio, perchè credo possa servire a tante famiglie. Ma il 21 luglio 2014 la nostra Mafalda è nata, siamo stati tanto in terapia intensiva neonatale al Meyer, abbiamo poi fatto l’intervento di correzione della grave cardiopatia, e giovedì prossimo, Mafalda compirà 18 mesi. E’ una bimba forte, allegra e sa che ha una amichetta speciale, Emma, della quale ha sentito sempre i racconti da quando era in pancia, sa di questa mamma speciale, te, cara Daniela, che con i tuoi racconti ci hai incoraggiato, aiutato, stimolato ed anticipato le possibili preoccupazioni! Daniela, il tuo blog per noi è ORO!!!!
Grazie e a presto! Mafalda, mamma Letizia e babbo Stefano
Che gioia leggere le tue parole… che gioia sapere che tutto è andato come doveva andare, alla facciaccia di certi medici! Ti aspetto se hai voglia di scrivere la tua storia… un abbraccio forte a te e Mafalda.. che bel nome ha!
Condivido tutto quello che dici, tutto. Anche io i primi mesi li ho passati alla ricerca su internet di foto, video, racconti di vita vissuta che dal vivo nessuno mi aveva potuto dare. Importantissimo è stato trovare blog, prevalentemente stranieri di mamme che si raccontavano e raccontavano della vita dei loro figli.
Così ho pensato di rendere il favore ad altre mamme e future mamme e raccontare la nostra storia.
Secondo me i nostri figli sono cresciti talmente abituati a questo mondo condiviso e virtuale che non troveranno strano o fuori luogo il nostro condividere la vita familiare.
Un bacione
Ciao carissima, so bene che la pensi come me, e non solo perchè hai un blog pure tu, ma perchè credi nel potere dello scacciare stereotipi con un immagine positiva. Tua figlia ha a che fare con 3 lingue differenti… se non è un esempio da diffondere il tuo!
Non ci avevo riflettutto sulla considerazione che fai… forse è così… nemmeno lo troveranno strano vedersi in un blog di vita familiare…
un abbraccio a te e alla truppa!
daniela
È giusto interrogarsi e riflettere su quello che si fa e perché. Per qualsiasi cosa si faccia e soprattutto quando sono coinvolti minori. Ritengo che la rete possa essere molto utile per aiutare i neo genitori che soprattutto nei primi mesi di vita, anche per oggettive difficoltà logistiche, sono spesso soli o comunque circondati da poche persone che a volte invece di aiutare….
È questo vale sia per bambini con bisogni speciali sia no.
Non sentirsi soli ad affrontare un problema può fare molta differenza. Può essere lo stimolo a vedere le cose da un’altra prospettiva a non rinchiudersi in sé stessi.
Proprio l’altro giorno ho suggerito il tuo sito ad una maestra della materna del mio paese che quest’anno ha una bambina con sdd la cui mamma non la porta mai in giro perché si vergogna.
Ciao carissima Manuela! Come state?
Infatti… tu hai raccontato di voi su un girnale e sono convinta, e tu ne hai le conferme, che tante persone ti hanno ringraziato, pubblicamente o solo nel cuore. E’ il potere del raccontare per non fare sentire soli… ed è potente l’effetto che fa!
Oh… mi spiace pensare al dolore che questa mamma non riesce ad esprimere… il primo passo è mostrare il priprio figlio al mondo… ma ci vuole una buona dose di coraggio! Grazie per aver pensato a noi… spero riesca a cogliere il messaggio che ci tengo ad esprimere nel sito..
saluta gli uomini!
ciao e un abbraccio a te
daniela
Si puo ‘ fareeeeeeee