Questi sono giorni un po’ malaticci, con virus streptococcosi che appaiono, si appiccicano a fratelli e nonni, ritornato mutati, virano in problemi intestinali, fanno saltare le recite natalizie.
L’antibiotico (che puntualmente somministro ad orari sgarrati), le vitamine, i sali Schussler sono costantemente in bella vista, come a vista é la copertona sul divano, con la quale avvolgersi quando ci si sente troppo stanchi per qualsiasi cosa.
Ma appena la febbre scende ci proviamo a staccare dalla tv e a giocare a qualche giochino libero, che all’apparenza sembra fine a se stesso, ma in realtà nasconde profondi significati.
Il primo, comprato all’idl, quindi pagato davvero poco, è una collanona di legno, che collana non può diventare, almeno così io credo, così la si può sempre disfare per poter esercitare le piccole ditina di polenta ad afferrare, infilare, rigirare, tirare, coordinare.
Ad Emma piace tanto, per i suoi colori appariscenti e perchè una volta annodata al collo è una bella collanona kitsch, in perfetto stile quasi 5enne che canta a squarciagola davanti allo specchio.
Pensado poi al Metodo Montessori e ai suoi travasi per l’analisi dei movimenti (travasare,vestirsi,spogliarsi,sfogliare un libro…) che favoriscono la coordinazione, la capacità di concentrazione, le abilità nell’autonomia, ho predisposto una scatola che raccoglie contenitori e materiali, da porre su un grande vassorio che li contenga, una volta messi sul tavolo.
La scatola è a portata di Emma, che può scegliere di usarla quando più gli piace, dimostrando una cura particolare per quei materiali che sono frangibili.
“In questi esercizi si travasano sia liquidi (acqua), che grani solidi, di diverse dimensioni econsistenza. I contenitori sono assortiti in modo molto vario, da un esercizio all’altro, ma tutti in materiali frangibili: vetro, porcellana… Nei classici travasi di acqua si può versare da una brocca all’altra, da una brocca in un bicchiere, da una brocca in tre bicchieri, con o senza imbuto… E’ un esercizio che comporta l’autocorrezione (con una spugnetta il bambino asciuga quando serve) e quindi non richiede alcun intervento da parte dell’insegnante o del genitore; provando e riprovando il bambino acquista sempre maggiore confidenza e si vede migliorare progressivamente.”
“In questi esercizi, si usano cucchiai di diverso materiale e capienza per trasferire da una scodella all’altra, o da una ciotola in diverse ciotoline più piccole, dei grani di sabbia, delle perle, del riso, dei fagioli, delle lenticchie…”
La presenza del vassoio raccoglie il materiale che scappa fuori, quindi non è che si crea un’eccessiva confusione, e lo si può proporre in ogni momento.
Il vassoio da inoltre un senso di contenimento al bambino, che si sente dentro un confine nel gioco che attua in totale autonomia. Anche al corso di pratica psicomotoria parliamo spesso di travasi, legati al significato del riempirsi e svuotarsi del bambino, proprio come avviene per il cibo, come bisogno fisiologico, e per le emozioni, come bisogno psicologico. Osservando il viso concentrato di Emma mi rendo conto della forte componente psicologica che questo gioco comporta, e di come tante piccole varianti che lei stessa applica giocando, creano un forte riverbero dentro di sè.
Un altro importante gioco che propongo ad Emma, sempre legato alla psicomotricità, è il fare a pezzi e ricomporre. In seduta il bambino può giocare a distruggere e ricostruire senza sensi di colpa, perchè il materiale lo consente; a casa, o in sezione, fogli bianchi, colorati, di giornale, colla e forbici riprendono lo stesso esercizio, e contribuiscono a far nascere nel bambino un senso di unità di sè.
E quanto costano questi giochi? Pochi euro… pochi euro spesi bene per dei giochi che radicano nel bambino la capacità all’autocontrollo, all’analisi, alla concezione di sè e migliorano la motricità fine.