Ieri sera sentivo che l’usanza di pensare ai buoni propositi per l’anno nuovo, specialmente la notte di San Silvestro, ha radici lontane.
Ogni anno mi soffermo a pensare a cosa è stato per me l’anno appena trascorso.
Di sicuro è stato un anno di cambiamenti, conseguenza di numerosi anni di preparazione, evidentemente.

Innanzitutto questo sito, che oramai coltivo con cura da quasi 4 anni, sviluppato in modo che sia più facilmente fruibile da chi ci approda, e perchè prenda sempre più forma come sito di tutti, e non solo come mio personale.

Nuovi ruoli, non sempre ben calzanti, caratterizzati da dinamiche sconosciute e da un linguaggio che difficilmente comprendo, ma un impegno preso, specie se sostenuto da persone che credono in te, è un impegno, e come tale va rispettato (anche se la spinta per farlo al meglio non c’è).

Un’importante proposta fattami da un dottore che stimo dal profondo del mio cuore, che mi ha concesso di essere specchio per genitori che, come me in passato, avevano bisogno di vivere i loro sentimenti nel corpo, sentendosi gruppo e parte di un progetto in divenire che è la vita con un bambino dai bisogni speciali. Un giorno prima dell’appena passato Natale, quell’uomo mi ha chiesto se voglio essere nuovamente quello specchio, nell’estate 2016.
E con grande orgoglio ho nuovamente detto sì.
Io, Daniela, seguirò il gruppo genitori alla settiamana estiva del dottor Lagati a Bibione (Ve).

Un terzo e ultimo anno di studi che di continuo ti mette di fronte al tuo io più profondo, le paure, i sensi di colpa, gli errori genitoriali, i giudizi personali… e se anche la mente razionale ti dice “ok, qui non ho sbagliato, questo non mi tocca, posso affrontare queste parole” il corpo parla, attraverso il non riuscire a stare seduti, i pruriti, le mani che si devono muovere, il continuo distrarsi.

Un colloquio di lavoro al quale mi sono presentata con tra le mani uno striminzito curriculum… ho ancora in mente le parole delle due donne che mi hanno ascoltato, accolto e richiamato il giorno stesso dicendomi che quel ruolo poteva essere mio.

Le persone… le numerose nuove anime che ho incontrato e trovato affini… chi più chi meno. C’è stato anche chi mi ha deluso, mostrandosi in un modo e rivelandosi poi diversamente rispetto alle mie aspettative. Ma ho imparato che a volte le aspettative feriscono, specie se elevate o accompagnate da parole troppo grandi per essere veritiere. Registro e passo oltre, comprendendo che ognuno nella vita ha uno scopo, che porta avanti con i propri mezzi, e a volte il loro percorso è talmente confuso da farli perdere lungo la strada.
Ma io amo la positività, perciò preferisco ricordare e coltivare l’amicizia di chi è a me affine, che mi ha colpito per la propria storia, che mi chiama, non materialmente, ma semplicemente con il pensiero che vola a lui, permettendomi di confrontarmi ed evolvermi come persona.

Mio marito, che da più di 10 anni condivide la vita con me, che può dire di essere ogni giorno se stesso, proprio perchè “i nostri tralci si sono intrecciati, pur mantentendo le proprie individuali radici (cit. anonimo)”. Lui che pur dovendo ritrovare nella nebbia la sua nuova strada da tracciare, non perde il suo sorriso, la voglia di scherzare e sdrammatizzare, e sa valorizzare l’importanza di essere grati delle piccole cose che scaldano il cuore.

I miei figli, che crescono ognuno con le proprie peculiarità, difficoltà ed enormi passi avanti, e mi ricordano ogni giorno quanto sono figli del mondo, esattamente come dice la poesia di Gibran.

I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perche’ loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima.
Perche’ la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non e’ dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.
Perche’ la vita non ritorna indietro,
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
(Khalil Gibran)

Se penso a quest’anno appena trascorso, vedo molti denominatori comuni, che in qualche modo rispecchiano i valori che ho scoperto voler possedere nel mio essere donna in divenire: il rispetto,  la comprensione, la semplicità, la pazienza.

Sopra tutto questo, la consapevolezza che siamo noi i fautori del nostro destino, che la felicità è dentro di noi, che non dipende dagli avvenimenti che ci capitano, ma da come li percepiamo e affrontiamo, e che un grande cambiamento richiede un lungo tempo, ma non per questo non è attuabile.

Proprio come dice la carta dell’anima che ho pescato ieri mattina dal mazzo regalatomi da Graziella… “ora è tempo di raccogliere“.

carte dell'anima

Buon inizio di nuovo anno.