Oggi qualcuno mi ha chiesto:

“Perchè fai quello che fai? Organizzare giornate come domenica, con tutto il lavoro che ci sta dietro… cosa ti da?”

Non c’è una parola per descriverlo…
Non è per ricevere complimenti, (non nego faccia piacere) ma sono le condivisioni che avvengono in incontri come questo, gli sguardi, il legarsi tra persone sconosciute, l’iniziale imbarazzo che a fine giornata si tramuta in un abbraccio stretto e uno “spero proprio di rivederti presto”.
E’ una sensazione che ti si scioglie nel petto, ti pervade, ti arriva fino alla punta delle dita, dei capelli… esce sottoforma di idee, spunti, riflessioni, voglia di lasciare il segno… nel cuore di ognuno.
Questa volta ho pensato di lasciare il segno eseguendo un progetto artistico un pò particolare. L’idea mi è venuta ad una fiera, osservando lo stand di un asilo nido che proponeva ai bambini piccoli di decorare un telaio con nastri, fiocchi, bottoni…

E’ un acchiappasogni.

“Molto tempo prima che arrivasse l’uomo bianco, in un villaggio cheyenne viveva una bambina il cui nome era Nuvola Fresca. Un giorno la piccola disse alla madre, Ultimo Sospiro della Sera:
“Quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero a nutrirsi, becca pezzi del mio corpo e mi mangia finché non arrivi tu, leggera come il vento e lo cacci via. Ma non capisco cosa sia tutto questo”.

Con grande amore materno Ultimo Sospiro della Sera rassicurò la piccola dicendole:
“Le cose che vedi di notte si chiamano sogni e l’uccello nero che arriva è soltanto un’ombra che viene a salvarti”
Nuvola fresca rispose: “ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche che sono buone”.

Allora la saggia madre, sapeva che in cuor suo sarebbe stato ingiusto chiudere la porta alla paura della sua bimba, inventò una rete tonda per pescare i sogni nel lago della notte, poi diede all’oggetto un potere magico: riconoscere i sogni buoni, cioè quelli utili per la crescita spirituale della sua bambina, da quelli cattivi, cioè insignificanti e ingannevoli. Ultimo Sospiro della Sera costruì tanti dream catcher e li appese sulle culle di tutti i piccoli del villaggio cheyenne. Man mano che i bambini crescevano abbellivano il loro acchiappasogni con oggetti a loro cari e il potere magico cresceva, cresceva, cresceva insieme a loro… Ogni cheyenne conserva il suo acchiappasogni per tutta la vita, come oggetto sacro portatore di forza e saggezza.”

Noi l’abbiamo fatto insieme, con entusiasmo composto, con spirito critico, con aria sognante, con grande euforia…

    


    

“Ancora oggi, a secoli di distanza, ogni volta che nasce un bambino, gli Indiani costruiscono un dreamcatcher e lo collocano sopra la sua culla. Con un legno speciale, molto duttile, plasmano un cerchio, che rappresenta l’universo, e intrecciano al suo interno una rete simile alla tela del ragno. Alla ragnatela assegnano quindi il compito di catturare e trattenere tutti i sogni che il piccolo farà. Se si tratterà di sogni positivi, il dream catcher li affiderà al filo delle perline (le forze della natura) e li farà avverare. Se li giudicherà invece negativi, li consegnerà alle piume di un uccello e li farà portare via, lontano, disperdendoli nei cieli…”

Questo è il nostro acchiappasogni.
Chissà se ognuno di noi ci ha legato un sogno tra quei nastri…
Io ci ho legato un desiderio.
Quello di appenderlo al vento, lasciando che le sua magia arrivi ad ognuno di voi, anche se lontani…
Quello di custodirlo fino al prossimo nostro incontro, quando lo porterò nuovamente…

Per intracciare ancora i nostri sogni… insieme.