La luce del cuore esiste.
A volte è flebile, pigra, quasi assopita, forse perchè non abituata a sprigionarsi.
Altre volte è nascosta, mescolata a gomitoli intricati di pensieri e sentimenti contrastanti, schiacciata giù nel profondo, perchè la salita per farla uscire sembra troppo ripida.
Di tanto in tanto si fa sentire, riscalda, spinge, pulsa… ma una fitta rete di barriere la rispinge giù, tra le ombre.
Eppure, per quanto piccola, la luce del cuore è presente, palpitante, viva.
E a volte serve solo svegliarla e chiamarla ad uscire usando il nome giusto.
Quel nome che spesso non è pronunciato con le parole o con la voce, ma attraverso sguardi, tocchi, mani, cerchi di energia.
In quella stanza, per 6 giorni consecutivi, al solito orario prestabilito, 13 famiglie hanno potuto conoscersi… conoscersi nel profondo.
Non c’era titolo, professione, competenza, traguardo più o meno raggiunto, giudizio.
Solo il corpo intrinso di emozioni che potevano fluire liberamente.
Quel corpo denso di storia personale, che tutto ha registrato, ma se lasciato libero di agire e trasformarsi, può permettere a quella luce di farsi strada.
E a quel richiamo la luce non può resistere.
Si attiva, espande, irradia, parlando di se con lacrime e sorrisi fusi insieme, passando dall’uno all’altro velocemente, lasciandoci quasi stupiti di come questo possa accadere.
Ma è questo per me il magico potere del gruppo.
Un gruppo di estranei che si incontra per la prima volta, si comporta spesso in modo riservato o ritirato, quasi un istinto di sopravvivenza lo allerti a riguardo di una situazione nuova:
“Cosa posso aspettarmi da questa esperienza?”
“Cosa penseranno gli altri di me?”
Ma è proprio la particolarità del gruppo che fa scaturire la magia.
Un gruppo che condivide una stessa situazione, un simile percorso di vita inaspettata, una comune ricerca di serenità, ricercata dapprirma lontano dagli occhi degli altri, poi fusa negli occhi degli altri.
Il gioco, tanto prezioso per lo sviluppo armonioso dei nostri figli, ci permette di abbattere quelle barriere, e di metterci a nudo, incontro dopo incontro.
Il gruppo che sorregge, rinforza, coopera, trova strategie per essere d’aiuto l’uno per l’altro.
E se ci soffermiamo a pensare ai nostri bambini con difficoltà, alla loro lentezza, ai loro tocchi pieni di significato, ai loro profondi sguardi, al loro procedere incerto, a causa di certi ostacoli, possiamo sentire nel corpo il riverbero di questi pensieri, e nulla è più così scontato.
Come non è scontata la storia di ognuno, e proprio per questo merita rispetto.
E’ una storia unica, frutto di condizionamenti che hanno origini lontane, e per quanto si cerchi di cambiare, di prendere distanza da quella storia, da lì partono le nostre radici.
A volte sono così profonde che difficilmente possono allargarsi, ma ancora una volta il gruppo viene in aiuto, dando tempo, mostrando inaspettati nuovi punti di vista.
Io ci credo fermamente.
L’umanità, quella buona, quella parte di mondo che accoglie a prescindere, esiste.
Sta a noi cercarla, permetterle di entrare, cambiando prospettiva, punto di vista, e una volta trovata, farle posto, espandendola, alimentandola proprio come la nostra luce del cuore.
E nel tempo si può creare una sorta di contagio positivo, che stimola legami che lasciano il segno.
E ad ogni legame se ne aggiunge un altro, disponibile a quel contagio, e un altro ancora, e ancora… fino a formare una fitta rete, unita, viva, che risponde all’unisono al vibrare di ogni suo singolo filo.
Dopo questa settimana passata insieme, a voi e ai vostri bimbi, la mia luce del cuore fatica a stare dentro al mio corpo, tanto l’abbiamo alimentata.
Mi stringo nuovamente a voi in quell’enorme abbraccio di gruppo, sussurrando per cosa mi sento grata…
Ohana!