Tempo fa avevo visto un programma che parlava di terapia espositiva all’ansia.

Spiegava come affrontare le nostre paure può essere molto efficace, soprattutto quando rimaniamo in una situazione abbastanza a lungo da imparare che possiamo affrontarla senza che accada una catastrofe.
Questo processo si chiama “esposizione” o “terapia espositiva“.
Molti studi di ricerca clinica hanno dimostrato che, per ridurre la paura e l’ansia, il processo terapeutico deve comprendere una componente espositiva. Non è sufficiente sedersi nello studio del terapeuta e investigare sulle cause che hanno sviluppato tale ansia: è necessario affrontarla.

L’esposizione da buoni risultati nel caso di semplici fobie, come quella relativa ad animali particolari, o dell’altitudine, del buio, e può essere efficace per altri disturbi d’ansia. Nel caso di paure sociali, i risultati non sono altrettanto netti, in quanto le situazioni di quel genere variano di volta in volta e risulta più difficile mettere in atto un numero di esposizioni sufficienti a vincere la paura.

In questo sito ho trovato materiale interessante.

L’esposizione nel trattamento cognitivo comportamentale dell’ansia

Nel trattamento cognitivo-comportamentale dei disturbi d’ansia si fa spesso uso di tecniche di esposizione. L’esposizione può differire per forma e contenuto.

Una prima forma di esposizione è quella che avviene in immaginazione, in essa si chiede alla persona di visualizzare mentalmente la scena che genera ansia.
Gli esercizi prevedono la creazione di una scala di situazioni ansiogene che verranno affrontate poi in immaginazione partendo dalla meno disturbante.

Una seconda forma di esposizione prevede lo svolgimento di simulate in studio.
L’ambiente protetto della seduta permette al paziente di sperimentarsi in diversi ruoli e situazioni (es. un colloquio di lavoro, una interazione con il capo ecc..)

Una terza forma di esposizione è quella che avviene in vivo, ovvero proprio nella condizione reale che il paziente teme.
La presenza del terapeuta e la conoscenza delle tecniche apprese nel corso del training permettono alla persona di fare un’esperienza correttiva che l’aiutarà a superare la sua ansia.

Pensando al disgusto/terrore/angoscia che provo nel vedere le locuste o altri insettoni similari, il trattamento citato sarebbe senz’altro utile (se penso alla scena del templio pieno di milioni di insetti del film Indiana Jones già sento l’ansia arrivare!), ma inquesto post la protagonista non sono io, bensì Emma, e la sua brontofobia di cui ho raccontato in questo post.

Ebbene… non so se è una questione di imitazione del fratello audace, di aggirare l’ostacolo coinvolgendo tutta la famiglia, di affrontare la scena come se fosse un gioco, di risate che si appiccicano l’una con l’altra … forse è una pura questione di fortuna, ma questo video parla da se.

Dopo i vari nostri selfie sotto l’aquazzone

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Emma si è fatta 3 corse da sola, con il viso rivolto alla pioggia, le braccia aperte… e proprio come desiderava farle… totally naked come mamma l’ha fatta!