Ecco ci siamo, sta per iniziare.

Arrivano i primi ospiti. Sguardi smarriti, sei forse tu Daniela di Guardaconilcuore, abbracci di rinnovato affetto, bambini confusi da uno spazio così grande, nuovi volontari aggrappati al proprio zaino, sguardi verso di noi da parte degli altri ospiti in vacanza.

Ognuno si pone come meglio può a questa nuova esperienza che sta per iniziare. Osserva la struttura, gli spazi a noi dedicati, il volontario assegnato alla propria famiglia, la reazione dei bambini.
I bambini solitamente hanno la reazione più spontanea: fuggono.
E anche velocemente.
Oppure si aggrappano alle braccia dei genitori come se fossero dei piccoli folpetti forniti di ventose: se riesci a staccare le braccia si riappiccicano con le gambe.
Ma come dar loro torto?
Un posto nuovo, con spazi enormi, con posti a noi dedicati molto distanti l’uno dall’altro, sconosciuti che si occupano di loro, che gli fanno proposte che ancora non hanno interesse a cogliere.

Anche i genitori si aggrappano a qualcosa, per cercare inconsciamente di celare il proprio disagio: una mano un po’ più stretta alla propria borsa, la ricerca di chissà quale urgente notizia o messaggio sul cellulare, una battuta ironica che a volte risulta fuori luogo.

Ma è proprio qui che è concesso essere trasparenti.

Nel cerchio della conoscenza ci si apre, parlando di sé, della propria storia. Una storia che spesso parte da molto prima, dalla propria famiglia di origine, dalla coppia, dalle scelte fatte. Minuti che passano, parole che si accavallano, intrecciano, esplodono nella mente e cercano di uscire da un piccolo spazio, libere perchè finalmente dette. E può accadere che i pensieri corrano così veloci tanto arrivare sbattendo contro quella piccola uscita, intasandola. Parole, gesti delle mani, sorrisi nervosi, lacrime, flashback nel racconto: quanto sto dicendo di me, quanto mi concedo di dire.

Il cerchio, rotondo, accoglie quelle parole e le rimanda, quasi in un flusso ondeggiante, continuo, che protegge e permette l’apertura. Le parole altrui risuonano, pescano in noi sensazioni simili, la storia che sento è in parte anche la mia.

Di nuovo quella forma circolare nel momento del Gruppo Genitori. Come creare la disponibilità all’ascolto, all’ascolto di se stessi amplificato dalla presenza dell’Altro?

Ancora una volta il gioco, ancora una volta il corpo.

Quel corpo intriso di storia, di tracce indelebili che non hanno un nome ma una consistenza reale. La mente ci spinge alla prestazione, il corpo ci mostra nudi e crudi, parlando un linguaggio non verbale.

Risate e autoironia.
Questa la formula iniziale per svuotare dai tanti condizionamenti da adulto che ci siamo costruiti per mostrare solo quello che vogliamo di noi. O è forse quello che qualcuno ci ha concesso di poter mostrare? Restando così pieni, come potremmo accogliere il nuovo, e dedicargli un giusto spazio dentro di noi? Come potremmo scendere dentro di noi, e sentire, sentire davvero, e decidere poi di curare, una volta a casa, dedicando il giusto tempo, aiutati dalle giuste figure?

Ancora un momento per sentirsi parte di un gruppo, alla sera, dove ognuno ha portato qualcosa che parli di sé da condividere con gli altri. Biscotti cucinati fino alla mezzanotte della sera prima, un vino ricercato, un liquore fatto in casa, un cibo tipico della zona in cui si vive, una pianta che rappresenti la cura per la famiglia.

Ecco ci siamo, si sta già mostrando. E’ la magia della settimana estiva.

Giorni che fluiscono, gruppo che diventa sempre più Gruppo, ascolto nei silenzi e negli sguardi che diventa sempre più profondo. Se qualcuno cede, creando uno squilibrio nel movimento, ecco che qualcuno si attiva per riaggiustare il moto di quell’invisibile cerchio, riunificandolo.

E si riunifica continuamente. Attraverso gli incontri con le specialiste dallo sguardo speciale, nel proporsi nella gestione dei figli altrui, nel dare il proprio aiuto in situazioni d’emergenza, nel proporre un aperitivo di gruppo, nelle chiacchierare in pineta, nel voler ridere e ritornare bambini fino alle 3 di notte, nel mettersi alla prova come genitore che da fiducia.

A chi mi chiede cos’è la settimana estiva, dico di immaginarsela come un cerchio.
Questa figura geometrica rappresenta lo stato della sostanza primordiale, impalpabile e trasparente, uniforme e indifferenziata. E’ sprovvisto di angoli e di spigoli e simboleggia l’armonia. Grazie all’assenza di opposizioni come l’alto e il basso, traduce l’indifferenza in uguaglianza. Non è dato distinguere il principio dalla fine: una volta che ci si entra ne si diventa parte. Quando si esce, si sente l’esigenza di rientrarci.

E’ la magia delle Settimane Estive, e la sua traccia riverbera e muove nel tempo.

Due famiglie come Voi hanno detto:

Raccontarsi di fronte a perfetti sconosciuti e sentisi allo stesso momento a casa. Incrociare degli sguardi mai visti prima e sentirsi capiti la volo. Spendere energie preziose ma allo stesso tempo sentirsi ricaricati.
Questo e tantissimo altro ci hai regalato con la tua settimana estiva Daniela, imprimendo dentro di noi valori e storie che difficilmente dimenticheremo. Storie che hanno lasciato ognuna il proprio segno, ognuna per la sua autenticità, ma che a tratti si sono mescolate e fuse in una grande emozione di gruppo. Lacrime, sorrisi, silenzi… tutto era concesso a patto che uscisse dal nostro cuore, e così è stato!

Millemila momenti, sguardi, tocchi. Occhi lucidi, voci rotte dall’emozione. Lacrime e sorrisi, sorrisi e sorrisi, occhi innocenti, a mandorla, carichi di promesse di felicità. Mani che si sfiorano, sguardi che si intrecciano, rinnovato stupore e nuova energia. Ripetere questa esperienza amplifica le emozioni scaturite lo scorso anno. Niente è scontato, è tutta magia.

Grazie di Cuore, ad ognuno di Voi. Per esservi mostrati, per aver dato, per aver accolto, per aver trasformato. E per aver ricaricato me di un’energia quasi inaspettata, che di continuo mi stimola a produrre pensieri.

Buoni e grandi pensieri.

Dare è il segreto per mantenere il contatto, perché l’energia e l’amore crescono dentro di noi, se alimentati, e si trasmettono agli altri. Poi, c’è quello che si chiama amplificazione. Di solito si da energia e basta, ma se la passiamo a sua volta a qualcuno che ce la restituisce, allora incrementiamo l’energia che c’è tra noi. Tutto si amplifica, passando dall’uno all’altra. Si dice che tutti lo facessero, l’umanità andrebbe ancora avanti nell’evoluzione
(La profezia di Celestino)