Guarda con il cuore nasce 9 anni fa.
Nasce per una mia esigenza terapeutica: scrivere mi liberava e risanava allo stesso tempo. Potevo dare voce alle mie paure e ingrandire le gioie, perchè vederle scritte, fisse e quasi indelebili, le portava fuori dalla mia anima. Negative o positive che fossero, le trasformava ed evolveva. Potevo mostrare ciò che avevo tanto cercato 9 anni fa, nel primo buio periodo: fotografie reali, di vita reale, che raccontassero una vita … possibile.
7 anni fa Guarda con il cuore diventa un’associazione. Volevo dare, (o forse era dimostrare?) coinvolgere, modificare gli occhi della gente, cambiare la mia piccola parte di mondo mostrando la sindrome di Down secondo un punto di vista differente.
E come? Da dove partire?
Mi ponevo lo stesso obiettivo di ogni associazione, perchè questo fanno le associazioni di volontariato, no?
Sensibilizzano, uniscono persone, creano percorsi per migliorare la qualità di vita di chi prende parte alle attività. Formano i volontari, invitano terapisti esterni, coinvolgono comuni, chiedono sponsor. L’unione fa la forza, e tante persone unite per lo stesso fine, possono cambiare la loro piccola parte di mondo.
Giusto?
Sì, continuo a crederlo. Fermamente.
E dunque? Io e solo io, anche se chiedevo aiuto. Perchè non ho trovato persone che mi aiutassero con costanza? Perchè qualcuno si è sentito poco coinvolto e ha preferito distaccarsi? Perchè le mie raccolte fondi pagavano a malapena le spese dell’evento?
Oggi ho la risposta.
L’ho maturata inconsciamente e ha preso definitiva consapevolezza durante il mio viaggio in aereo, da sola, verso Salerno. Un giorno in compagnia dell’associazione Pianeta 21 , per portare a loro la mia modalità di essere e pensare la genitorialità di un bambino con disabilità intelletiva. Con la musica nelle orecchie e le parole della mia cara Amica Sara, ho capito che in tutti questi anni sono partita da un punto sbagliato.
Partivo da un sogno, il mio sogno, ma commettevo un semplice ed enorme errore.
Partivo da ciò che volevo fosse, e non da ciò che semplicemente era.
Durante i colloqui con i genitori dei bambini con cui gioco nella sala di psicomotricità, racconto loro cosa vedo del figlio. Il loro agire giocando nel qui ed ora parla di ciò che sono. Lo specchio corporeo che rimando loro è mirato ad alimentare risorse piuttosto che a sottolineare mancanze.
Risorsa piuttosto che mancanza.
E se smettessi di cercare quello che non ho e lavorassi su ciò che sono? Mi nutro di formazioni personali mensilmente, anzi, settimanalmente, per essere una professionista sempre più completa. Disparate e differenti formazioni, dalle quali esco ogni volta arricchita.
Guarda con il cuore parte da un mio sogno che nutro con costanza da 9 anni e non posso pretendere che diventi il sogno di qualcun’altro. Ogni sogno è personale. Parte da una spinta interna, alimentata con una particolare forza. Lo immagino come un’aurora boreale, che si muove di continuo, perde e riprende intensità. Si muove, ora è un’immagine stagliata e definita, altre volte è debole e quasi invisibile. Si trasforma, cambia direzione.
Non so se la strada che ho intrapreso è quella giusta…
A Salerno, in quel cerchio, ho nuovamente sentito l’esigenza che ogni adulto ha di liberare emozioni. Liberarle perchè coperte da anni e anni di condizionamenti, di scrollarle grazie ad una grassa risata, o un gioco ridicolo. Solo svuotandoci possiamo di nuovo riempirci. E se svuotati, possiamo meglio sentire. Riassaporare sensazioni, grazie all’uso di una benda, che acuisce altri sensi al di là della vista. Scoprire affinità inaspettate con qualcuno che fino ad un’ora fa nemmeno si conosceva. Riappianare incomprensioni senza l’uso della parola.
Il potere del gruppo, che è una sorta di microcosmo, permette di vedere nell’altro pregi e difetti che noi stessi abbiamo. E se un componente del gruppo entra in disequilibrio, il resto dei componenti si muove affinchè quell’equilibrio venga reinstaurato.
“siamo angeli con un’ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati”
“un cerchio delle emozioni che ci ha permesso di dedicare uno spazio alle nostre anime così prese da tanti impegni da dimenticarsi talvolta di esistere”
“così tante emozioni vissute in così poco tempo da non riuscire a descriverle”
“oggi ho imparato cos’è l’Ascolto: trasformare parole in oscillazioni vibranti e inviarle dritte al cuore, così da sapere sempre come fare. E’ stata un’emozione interminabile”
“l’intreccio delle mani al buio… mi sono ritrovata a stringere più di una mano insieme e non volevo lasciarle andare, così in maniera spontanea si è creato un gruppo spontaneo, quel gruppo che desidero ci sia anche con la luce”
Non so se la strada è giusta, ma so che parte da ciò che sono. E questo crea in me una base sicura da cui si può solo ri-partire.
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