A volte mi chiedo cosa spinga un genitore a mettersi realmente “in ascolto”.
Non è cosa da tutti, e non è di sicuro facile.
Bisogna essere pronti ad accettare qualsiasi cosa “arrivi”.
Io credo significhi “mettere per un momento le parole in tasca”, proprio come dice la mia Sabrina, appartarti, entrare in una determinata condizione che permetta alle emozioni, qualsiasi tipo di emozione, di venire a galla.
Credo che non sempre si possa dare un nome a quel vortice di sensazioni… ti prendono la pancia, ti fanno nascere un largo sorriso, ti fanno sentire inadeguato, troppo pieno, o troppo vuoto, ti riempiono gli occhi di lacrime, coprono l’intero corpo di brividi, ti fanno sorridere con gli occhi, e non solo con la bocca, oppure ti fanno sorridere e piangere allo stesso tempo, ti portano a correre, o a muoverti len-ta-men-te.
Quando mi metto realmente in ascolto, analizzo, vedo…accolgo.
Noto tutte le barriere che si costruiscono per non ascoltare IL proprio profondo: quei sorrisi imbarazzati, quelle scuse del tipo “aspetta, devo prima fare questa cosa, poi arrivo ad ascoltarmi”, il parlare con il tuo compagno vicino, il ridacchiare…
E’ così.
Non sempre l’emozione che arriva piace… tantomeno si è abituati a scavare tanto…
Ma se qualcuno ti guida, nel modo giusto proprio come ha fatto Sabrina, creando la perfetta armonia attorno a te, allora ti puoi permettere di ritrovare, di rivivere…
il tuo INIZIO…
Forse ti serve la musica giusta… la spinta necessaria per partire, o per stare fermo, personalizzando quella tua partenza con ciò che ti suggerisce l’emozione del momento…
Ma è solo uscendo dal movimento e stando soli con se stessi, che ci si può ascoltare.
Senza interferenze.
Ed è per questo motivo che a questo terzo e ultimo incontro non abbiamo permesso ai bambini di partecipare. Perchè il pensiero sarebbe comunque andato a loro, al piano di sotto, o una voce infantile ci avrebbe distolto, o avremmo sentito il senso del dovere di farli pranzare ad una giusta ora, o di controllare se fossero in buone mani oppure no.
Questo era un momento speciale, solo e soltanto nostro, per ognuno di noi…
E per questo ho deciso di mettere la macchina fotografica in parte, e di vivere semplicemente il momento, tra fiumi di lacrime e un continuo fluire di emozioni… non mi era mai capitato di sentire tanta energia insieme!
Avevo invitato tante persone, se considero tutti i volantini che Villa Frova aveva consegnato ai genitori delle scuole del comune, posso dire tranquillamente “centinaia di persone”.
Eravamo in 11.
E ritorno al questito posto all’inizio del post: cosa spinge un genitore a NON volersi mettere realmente “in ascolto”?
Altre priorità? Dissuetudine? Disagio?
Forse molti non sono semplicemente pronti.
Ma tra gli abbracci degli arrivederci, il sentirsi dire “siamo arrivati a questi incontri senza aspettative, e oltre ad esserci stato mostrato un mondo che ignoravamo, o di cui avevamo uno stereotipo sbagliato, ci è stata data la possibilità di utilizzare degli strumenti per capire meglio i nostri figli, e molto di più noi stessi”.
Ecco… questo mi basta… l’aver mosso il loro cuore è già un prezioso traguardo!
Vero Sabri?
Si Dani 🙂 é quello che penso anch’io e sottolineo che quel sabato è stato magico perché Voi tutti eravate speciali…eravate lì completamente ed…intensamente !!!! GRAZIE A TUTTI PER AVER OSATO L’INCONTRO…:-)
Ti voglio bene anima speciale…!
Incontro intenso, profondo ed emozionante.
Alessandro ti ho visto davvero tanto coinvolto! E’ stato bellissimo!!! grazie caro!