Colloquio triste con un amico.
“Sì, sto bene, a parte il mal di schiena, il troppo lavoro, le intolleranze, questo che mi stressa e l’altra che pretende… sto bene. E tu come stai?”
“Benone! Sai, l’altro giorno ho conosciuto una nuova bimba con la sdD, è di colore ed è bellissima! Mi sono rivista nei loro genitori, all’inizio, quando è ancora tutto uno shock…”
“Eh… sono disgrazie che ti cambiano la vita”
“…! Disgrazie?”
“Beh, sì, che poi tu sia una positiva ed Emma sia solo poco Down, gioca a tuo favore! Ma sono cose da non augurare a nessuno! Proprio l’altro giorno si discuteva sui programmi televisivi che fanno vedere i bambini Down, e i miei familiari dicevano che sono persone fantastiche e felice… sì, nel loro mondo!”
“… !”
“Dovrebbero provare, non solo guardare un programma televisivo, che mostra una realtà ritoccata… cosa ne sanno di come può essere una vita con un bambino handicappato? Che vita farebbero?”
Finisco in fretta il mio calice di chardonnay e saluto.
Già… che vita faresti, amico mio, tu che all’evenienza farai fare alla tua compagna l’esame più sicuro per avere conferma della perfezione di quel feto… quel feto che è in realtà un bambino, e come tale un essere umano che non può essere preservato dagli imprevisti della vita, a discapito di ogni villocentesi o amniocentesi.
Quel bambino che magari non amerà andare a caccia, non pretenderà di collezionare cose per il gusto di spendere (o meglio spandere) soltanto i soldi, non vorrà avere l’ultima parola perchè così è stato abituato, magari sceglierà di essere gay, o semplicemente vorrà essere diverso da suo padre.
Cosa farai in quel caso?
Lo chiuderai in un collegio? Lo costringerai ai lavori forzati fino a che non tornerà in sè? Lo abbandonerai?
Crescere, evolversi significa anche lasciare indietro le certezze, spazzare tutto ciò che conosciamo per accogliere ciò che ci è ignoto… l’essere adulto, genitore, padre di un bambino diversabile.
Nessuno dice che sia semplice.
Ma molti dicono sia possibile.
Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.
Cit. Albert Einstein
Ciao amico… con l’amaro in bocca… spero che un giorno questa crescita ti sia possibile.
Ciao cara, purtroppo le solite cose che ci si sente dire da chi non conosce e come tale ha paura della diversità, che è comunque insita in ogniuno di noi diversamente abile o meno, cosa ci vuoi fare il tempo e anche la vita stessa riuscirà, si spera, ad aprire la mente a queste persone…
Ciao un abbraccio
Oh se ne hanno paura… appigliarsi ai saldi binari della “normalità” non può spaventare e riservare sorprese…. VERO?!?!?!
un abbraccio a tutti voi!
Cara Daniela, mi sono quasi commossa!!! Tu sai veramente far capire il senso della vita, ogni creatura ed ogni persona ha il diritto di esserci e vivere, perchè ognuno di noi è speciale!!!
Un abbraccio.
E soprattutto, cara Paola, ognuno di noi potrebbe avere la possibilità di imparare, sempre, fno a quando avrà vita… ma per molti è difficile, perchè ci si deve scavare dentro…
un abbraccio a te!