Il gioco di carte UNO ci piace.
Ci piace tanto, perchè è un semplice gioco di carte che racchiude numerose abilità.
Osservando la carta infatti si devono riconoscere: il colore, il seme, il numero. E’ una concreta possibilità di imparare divertendosi, senza utilizzare la (a noi) noiosissima propinatura di schede con numeri e lettere, e nel caso di Emma il significato di tali concetti si fissa molto di più.
E’ poi più semplice richiamare i concetti imparati ricordando appunto l’emozione provata durante il gioco.
Punta anche su altri aspetti non meno “educativi”: l’attesa, il cambio di turno, la sconfitta o la vittoria e la gestione della frustrazione quando ti appioppano una valangata di carte +2 e +4.
Io sono sempre stata sfortunata al gioco delle carte, forse più che sfortunata non assimilo le strategie, (o forse non mi interessa assimilarle) così non bado a quale carta è già scesa, a quale potrebbe mancare… infatti mi rifiuto di imparare a giocare a briscola o scopa, giochi basati soprattutto sulle suddette strategie.
Mio suocero era un asso alle carte, difficilmente perdeva, e si arrabbiava pure se tu non adottavi la tecnica giusta. Ma non solo con giochi di carte strutturati, anche con UNO… ma come si fa a fare strategia con il gioco dell’UNO? Mah… lo ignoro.
In ogni caso mio marito ha preso da lui, e quando si gioca elenca una serie infinita di passaggi obbligatori, del tipo:
se non dici UNO con la carta finale in mano, peschi
se dici UNO e non hai una carta in mano, peschi
se tocchi le carte per pescare ma poi cambi idea, peschi
se non butti giù il jolly, peschi
Va bene, forse Giovanni è un po’ troppo fiscale, ma trovo giusto che i bambini vivano la frustrazione del perdere, che molto spesso gli si evita di far provare. Io con Tommaso questo errore un po’ l’ho fatto… avete presente la corsetta a “ti prendo ti prendo” oppure ” arrivo prima iooooo!” e poi è sempre tuo figlio che vince?
Ebbene, la difficoltà che Tommaso ha nel perdere, la sto proprio recuperando a colpi di UNO… e mi pare che qualcosa cambi… se non altro vedendo la difficoltà che anche Emma dimostra nel perdere, lo fa mettere nei panni della sorella, e un po’ di empatia fa solo bene!
Perciò … buona partita a tutti!